VERSO LA MANOVRA/Irap come addizionale all’Ires: stop a 4 milioni di dichiarazioni
Nel cantiere della manovra rispunta anche un’ipotesi di semplificazione per professionisti e imprese. Allo studio della Lega c’è lo stop all’Irap come imposta «autonoma» per trasformarla in un’addizionale all’Ires e all’Irpef. Un progetto già portato avanti dal viceministro Luigi Casero nella scorsa legislatura ma che non era riuscito ad arrivare fino in fondo.
Ora il Carroccio ci riprova con l’obiettivo di ridurre gli adempimenti e le complicazioni. «Bisogna eliminare il doppio binario che oggi obbliga imprese e intermediari abilitati a calcolare due diverse basi imponibili», spiega il sottosegretario leghista al Mef Massimo Bitonci. Questo comporterebbe anche l’addio alla presentazione della dichiarazione Irap che, secondo le ultime statistiche fiscali disponibili, viene trasmessa ogni anno da circa 4 milioni di attività economiche, professionisti, Enti non commerciali e pubbliche amministrazioni. Nella nuova veste di addizionale all’Ires se si tratta di società o all’Irpef per ditte individuali e professionisti, basterebbe infatti soltanto la dichiarazione dei redditi.
Il tutto va gestito «all’interno delle aliquote Irap regionali già esistenti per evitare che si traduca in un aggravio della pressione fiscale» mette in chiaro sempre Bitonci. Nel 2018 il gettito dell’Ires è stato di 32,6 miliardi mentre quello dell’Irap di 25 miliardi, al cui interno però va distinta la componente pagata da imprese e professionisti (14,9 miliardi) e quella delle pubbliche amministrazioni (circa 10,1 miliardi). Per queste ultime gli economisti della Lega ipotizzano che la parte dell’Irap che attualmente proviene dalle amministrazioni pubbliche potrebbe essere trasformata in una riduzione delle detrazioni su lavoro dipendente. Così non si produrrebbe alcun aggravio nei confronti dei dipendenti pubblici ma ci sarebbe di fatto una sterilizzazione di 10,1 miliardi di prelievo fiscale.
Inoltre con l’unificazione delle basi imponibili si completerebbe il percorso avviato negli ultimi anni che ha visto diversi interventi legislativi per cercare di assottigliare le differenze, tra cui spicca la deduzione del costo del personale, anche se poi sono rimasti sempre doppi adempimenti, doppi calcoli e doppi versamenti. Tecnicamente, non sarebbe poi così complicato considerato che per l’unificazione delle basi imponibili basterebbero poche variazioni in aumento per neutralizzare eventuali costi dell’operazione. Costi che renderebbero necessarie eventuali coperture da trovare in sede di manovra economica di fine anno.
Il piano del Carroccio sull’Irap si muove sulla falsariga dei passi già mossi sulla tassazione immobiliare con l’ipotesi di abolire la Tasi nel progetto per la definizione della nuova Imu (si veda Il Sole 24 di domenica). «Ci stiamo lavorando» ha ribadito ieri il viceministro all’Economia, Massimo Garavaglia. Una mission possible a suo avviso, visto che con meno di un miliardo si riuscirebbe a cancellare l’imposta. E sul punto si potrebbe trovare una convergenza con il M5S, dopo che il vicepriemier Luigi Di Maio ha auspicato ieri la creazione di « un’unica tassa locale, che corrisponda a un importo inferiore della somma di tutte le tasse che attualmente siamo costretti a pagare».
Nel pacchetto fiscale della manovra, però, si lavora anche alla pace fiscale «2.0». Oggi è l’ultimo giorno per aderire alla riapertura di rottamazione-ter e saldo e stralcio ed è anche la scadenza per pagare la prima o unica rata della rottamazione per chi ha presentato domanda entro il 30 aprile scorso. «Stiamo già lavorando – ha anticipato Bitonci – a una pace fiscale 2, che preveda per le società in crisi aziendale certificata la possibilità di saldo e stralcio, insieme ad altre misure per la deflazione di tutto il contenzioso rimasto fuori dalla pace fiscale 1 e l’emersione del contante».