Imposte

Compensazioni sempre più in salita

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di Raffaele Rizzardi

La compensazione tributaria è la risposta più efficace ai cronici ritardi nei rimborsi da parte dell'erario. Per l'Iva la legge prevede pagamenti ai contribuenti in tempi brevi, non sempre rispettati, ma l'elemento di negatività è dato dalla necessità di prestare, quasi sempre, la garanzia per la somma oggetto di rimborso. E nei momenti in cui le imprese si trovano in tensione finanziaria per l'andamento congiunturale, l'ottenimento di una fideiussione, oltre a essere tanto più costoso quanto più basso è il rating del contribuente, potrebbe non risultare possibile se l'azienda è già fuori dal fido.
Dal 1° gennaio è scattato l'aumento a 700mila euro del limite per le compensazioni annuali ma la legge di stabilità contiene un'ulteriore stretta sulla possibilità di compensare le imposte a credito. Il visto di conformità della dichiarazione - già previsto per l'utilizzo dei crediti Iva superiori a 15mila euro - viene esteso a qualsiasi credito per imposte dirette, ritenute o imposte sostitutive.
La situazione di credito per le imposte dirette non è così rilevante come accade nell'imposta sul valore aggiunto, ove sovente vi sono crediti strutturali derivanti dalle vendite di prodotti a bassa aliquota, dalle operazioni non imponibili o dall'effettuazione di rilevanti investimenti.
A differenza dell'Iva non si dice che la compensazione è possibile solo dopo aver presentato la dichiarazione annuale, cioè il documento che certifica la situazione creditoria. Dovrebbe quindi essere possibile la compensazione sin dalle prime scadenze, anche se l'utilizzo anticipato del credito comporta il rischio del mancato rilascio del visto.
Un altro problema riguarda i compiti che lo Stato attribuisce a chi rilascia il visto: nessun dubbio per verificare la regolare esistenza delle scritture contabili e la concordanza di queste con il contenuto della dichiarazione, per evitare che il contribuente inventi situazioni creditorie che non risultano in contabilità.
Ma chi rilascia il visto è anche tenuto a controllare la documentazione sottostante al contenuto delle scritture contabili. Si tratta di un riscontro a campione, tanto è vero che per l'Iva le istruzioni dell'Agenzia avevano individuato la necessità di riscontrare le singole fatture portate in detrazione per più di un decimo dell'importo chiesto a rimborso. Ma per le imposte sui redditi si rischia di arrivare a qualcosa di simile alla revisione generale della contabilità, adempimento che però esula, anche in termini di costo, dal semplice rilascio del visto.
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