Diritto

Composizione negoziata, dieci esperti per istanza. Procedura da ritoccare

Negli elenchi iscritti 2.133 professionisti a fronte di 208 domande. Pressing per estendere la transazione fiscale e rafforzare le tutele<br/>

di Valentina Maglione e Bianca Lucia Mazzei

Servono alcuni aggiustamenti normativi perché la nuova procedura di composizione negoziata della crisi d’impresa decolli e riesca a centrare l’obiettivo di favorire la continuità aziendale, anche coinvolgendo in modo più forte e strutturato i professionisti.
A sei mesi dal debutto, scattato il 15 novembre 2021, questo strumento introdotto dal decreto legge 118/2021 stenta infatti partire e quasi il 94% dei professionisti iscritti negli elenchi degli esperti (che devono affiancare l’azienda nella ricerca di una soluzione per superare la crisi e nelle trattative con i creditori) non ha ancora ricevuto alcun incarico. Le domande di accesso alla composizione negoziata presentate dalle imprese sono infatti ancora poche: al 10 maggio, erano 208.

L’impossibilità di ricorrere alla transazione fiscale, i punti deboli della riservatezza e i profili di responsabilità per i professionisti, che impattano sull’appetibilità della procedura, sono i nodi principali da risolvere indicati da commercialisti e avvocati, le categorie a cui appartengono il 98% degli iscritti agli elenchi degli esperti tenuti dalle Camere di commercio.

I numeri

Gli esperti sono 2.133 e oltre la metà (circa il 55%) è iscritto negli elenchi di Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna e Veneto. Prevalgono in assoluto i commercialisti (oltre l’83%), mentre il 15% proviene invece dalle fila degli avvocati. Pochissimi i dirigenti d’impresa e i consulenti del lavoro. Dopo un’impasse iniziale dovuta ai tempi necessari per svolgere la formazione obbligatoria, gli elenchi delle Camere di commercio si sono popolati e oggi il numero di esperti, per quanto di molto inferiore a quello previsto (a novembre scorso la stima dopo sei mesi era di 40mila iscritti), è comunque sovrabbondante rispetto a quello delle imprese che chiedono di accedere alla procedura. Nei fatti, a oggi è di uno a dieci il rapporto tra le 208 istanze di composizione negoziata presentate dalle imprese e il numero degli esperti disponibili.

LA SITUAZIONE

Ma per gli incarichi già assegnati la quota è più bassa, si ferma al 6%: solo 135 esperti sono stati nominati, 5 dei quali hanno ricevuto due incarichi, che è la soglia massima di procedure che si possono seguire contemporaneamente.

La posizione dei commercialisti

«La composizione negoziata è uno strumento molto valido – dice Elbano de Nuccio, presidente dei dottori commercialisti ed esperti contabili – ma è frenato dall’impossibilità di usufruire dei benefici della transazione fiscale (se non in sede di un accordo di ristrutturazione o di un concordato all’esito della procedura). Si tratta di una barriera all’entrata sostanziale».

La transazione fiscale e contributiva permette al giudice di omologare una proposta del debitore che riduce tutti i debiti fiscali e contributivi, nonostante il silenzio o il parere negativo dell’agenzia delle Entrate e dell’Inps, a patto che tale proposta, anche per questi soggetti, sia più conveniente rispetto alla liquidazione.«Le aziende italiane – spiega de Nuccio – sono indebitate soprattutto nei confronti dei cosiddetti creditori pubblici qualificati (agenzia delle Entrate e Inps). Senza lo strumento della transazione fiscale, raggiungere un accordo sui debiti verso i fornitori o verso altri soggetti non serve a nulla».

«L’inserimento della transazione è uno dei temi su cui intendo confrontarmi con il Ministero – conclude de Nuccio –. Solo così la composizione negoziata potrà prendere il largo e diventare uno strumento di supporto davvero efficace e in grado di aiutare le imprese a superare gli effetti negativi dell’attuale emergenza economica e finanziaria».

Il parere degli avvocati

Anche Emmanuele Virgintino, componente del Consiglio nazionale forense è un «sostenitore della composizione negoziata: apprezzo molto l’approccio culturale di questa procedura di stampo privatistico e non concorsuale – ragiona – ed è un peccato che al momento gli avvocati iscritti negli elenchi degli esperti siano ancora pochi rispetto ai commercialisti, mentre potrebbero giocare un ruolo fondamentale anche per diffondere la conoscenza di questo istituto tra le imprese».

Se infatti le aziende si sono dimostrate timide nell’approcciare lo strumento, a convincerle, secondo Virgintino, potrebbe non bastare la campagna informativa avviata dal ministero della Giustizia: «La procedura – afferma – deve camminare sulle gambe dei professionisti, che devono essere convinti a loro volta che questa sia la strada da preferire rispetto alle tante procedure concorsuali previste dal nostro ordinamento. Proprio perché la composizione negoziata è una procedura di stampo privatistico e non concorsuale occorrerebbe accentuare la riservatezza delle informazioni e garantire di più gli esperti, che oggi vanno incontro a profili di responsabilità importanti».

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