Fondo da 150 milioni per le Pmi del Sud
C’è un divario dimenticato nelle statistiche economiche tra Nord e Sud ed è il capitale di rischio. Se tra il 2000 e il 2015 il valore di tutte le operazioni di private equity e private debt effettuate nel Mezzogiorno è stato pari a quello del solo Friuli Venezia Giulia qualcosa davvero non funziona. Questo è solo uno dei dati esaminati dai consiglieri economici del ministro del Mezzogiorno Claudio De Vincenti – coordinati dal professore Giuseppe Coco – nell’istruttoria che culminerà, con molte probabilità nella prossima manovra, in un Fondo per la crescita dimensionale delle Pmi meridionali (di Campania, Calabria, Puglia, Basilicata, Sicilia, Sardegna, Abruzzo, Molise).
Fondo da 200-300 milioni
Un fondo che avrà in pancia una dote di risorse pubbliche al momento prevista in 100-150 milioni, ai quali dovranno corrispondere altrettante risorse da recuperare nel canale privato tra venture capital e fondi di private equity o private debt. In totale un progetto della portata di 200-300 milioni.
Il target sarà rappresentato dalle piccole aziende, escludendo invece le micro imprese. È chiaro comunque che andrà considerato un profilo di rischio delle imprese a volte più elevato di analoghe realtà del Centro-Nord. Anche per questo, oltre al private equity, come detto, il Fondo si aprirà anche al private debt per finanziamenti a debito a lungo termine, probabilmente con clausole di intervento in casi specifici nella governance dell'impresa.
Invitalia o Cdp
Il soggetto attuatore sarà ovviamente di emanazione pubblica - si pensa a Invitalia o in alternativa alla Cassa depositi e prestiti - e dovrà raccogliere gli investimenti dei fondi con l’obiettivo di realizzare nell’arco di 2-3 anni almeno una ventina di operazioni per consentire ad altrettante piccole imprese di acquisire lo status di una media azienda in grado di accelerare su investimenti, internazionalizzazione, innovazione. L’idea è iniziare a creare un primo strato di eccellenze, che attiverebbero un conseguente indotto. Se lo strumento dovesse funzionare, toccherebbe al governo che verrà dopo le elezioni in primavera rialimentarlo con ulteriori risorse.
Si replica in un certo senso il modello del Fondo dei fondi Ht creato nel 2009 dall’allora ministro dell’Innovazione Lucio Stanca ma con opportune modifiche, osserva il consigliere Coco, per velocizzare il meccanismo di avvio e la raccolta dei fondi.
Di certo da allora si è mosso qualcosa nel microcosmo dell’innovazione e delle startup al Sud. Ma le dimensioni ridotte delle imprese meridionali restano un’evidente criticità, aggravata da uno sviluppo disomogeneo del mercato dei capitali e della finanza alternativa al canale bancario. Lo stesso programma “Finanza per la crescita”, coordinato dai ministeri dell’Economia e dello Sviluppo economico, finora ha toccato marginalmente il problema di questo squilibrio territoriale. Ora il tema appare destinato a entrare nella nuova legge di bilancio.