Nel Def spazio alla flat tax a misura di ceti medi, ma è scontro sulle aliquote
Il Def 2019 sulla riforma dell’Irpef riporta indietro di un anno le lancette dell’orologio. Un anno fa i cinque stelle e la Lega si confrontavano, come oggi, su quale forma di riduzione del carico fiscale su cittadini e imprese avrebbero dovuto inserire nel contratto di Governo. Il punto di caduta sottoscritto da Di Maio e Salvini fu una “flat tax” a due aliquote del 15 e del 20% ribattezzata subito “dual tax”. Oggi come allora nel Def approvato dal Consiglio dei ministri, dopo una settimana passata a confrontarsi e scontrarsi sulla tassa piatta per dipendenti e pensionati, della riforma del prelievo fiscale compare un riferimento diretto a quel contratto di governo, e pur cancellando dalle bozze iniziali i riferimenti diretti a quella dual tax a due aliquote annuncia che l’intervento si concentrerà sul «processo di riforma delle imposte sui redditi (“flat tax”) e di generale semplificazione del sistema fiscale, alleviando l'imposizione a carico dei ceti medi». Il tutto «nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica definiti nel Programma di Stabilità».
Nessuna indicazione di dettaglio, dunque, su quello che dovrà essere il nuovo fisco per i contribuenti Irpef. Come più volte ripetuto dallo stesso ministro dell’Economia, Giovanni Tria, di riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche se ne parlerà in autunno: «Nella legge di Bilancio per il prossimo anno» si legge ora nel Def. Qualche riferimento esplicito a una “flat tax” si ritrova nel Piano nazionale delle riforme allegato al Def dove la tassa piatta, viene ritenuta «il concetto chiave» per «la graduale introduzione di aliquote d’imposta fisse, con un sistema di deduzioni e detrazioni che preservi la progressività del prelievo». E viene indicata anche una possibile strada per recuperare le risorse necessarie a coprire il costo di una riforma con cui il Governo punta esplicitamente a «ridurre il cuneo fiscale sul lavoro». Le risorse arriveranno da una «riduzione delle spese fiscali, salvaguardando quelle destinate al sostegno della famiglia e delle persone con disabilità». E già con la prossima manovra per il 2020 ci sarà un «paziente lavoro di revisione della spesa corrente» e «delle agevolazioni fiscali». Salvaguardare le famiglie e le categorie più deboli potrebbe voler dire che la revisione delle tax expenditures sarà selettiva in relazione a soglie di reddito.
Un obiettivo di Governo, dunque, che la Lega con lo stesso Salvini si intesta replicando all’altro vicepremier Di Maio che ieri in mattinata si era dichiarato pronto a fare da garante della flat tax se rivolta al ceto medio. «Bene – ha replicato Salvini a margine del salone del mobile di Milano - è un’idea della Lega, più garanti ci sono, meglio è». Con Di Maio che in serata insiste: «Con l'inserimento della Flat tax nel Def indirizzata al ceto medio come avevamo chiesto, e non solo ai ricchi, vince il buonsenso».
Stando comunque alle schermaglie politiche dei due alleati di governo il percorso che dovrà portare alla “dual tax” non sarà certo facile. Da una parte la Lega che rilancia a più riprese un prelievo del 15% per le famiglie con reddito fino a 50mila euro. Un regime di tassazione sperimentale e opzionale, basato sull’introduzione del reddito familiare (oggi vietato dal nostro ordinamento) che prevede un meccanismo di sconti fiscali per il nucleo (3.000 euro a componente). A sostenere il costo le cui stime variano tra i 12 e i 17 miliardi di euro dovrebbe contribuire il taglio delle detrazioni per carichi familiari. A questa ipotesi si affianca un’altra simulazione del Mef che aveva ipotizzato, tanto da comparire in una bozza del Pnr, una tassa al 15% per le famiglie fino a 30mila euro.
Dall’altra parte i cinque stelle che, puntando alla “dual tax” come obiettivo di legislatura, propongono come primo modulo di intervento sull’Irpef lo stesso schema presentato lo scorso anno nel programma elettorale: una no tax area a 10mila euro (ora è a 8mila), la riduzione da 5 a 3 aliquote Irpef con la prima al 23% per redditi da 10 a 28mila euro, del 27% per chi dichiara da 28mila a 100mila euro e del 42% oltre i 100mila euro. Per garantire la progressività del prelievo tutelando il ceto medio e le famiglie viene previsto un coefficiente familiare con sconti che variano da 10mila euro di detrazione per un solo componente a 25mila euro se la famiglia è costituita da 6 soggetti.
Come si vede, le posizioni sono ancora molto distanti e il confronto più che mai aspro. Anche perché nessuno dei due alleati può permettersi di giocare un ruolo subalterno nella sfida per il taglio delle tasse. Almeno non prima del voto europeo.