Adempimenti

Compensazioni con visto di conformità per le dirette oltre i 5mila euro

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di Marco Mobili e Giovanni Parente

Arriva una stretta a tutto campo sulle compensazioni che toccherà sia le imposte dirette che l’Iva. E per il patent box arriva il dietrofront richiesto dalle linee guida Ocse: fuori i marchi dalla detassazione.

Stando alle prime indicazioni nella manovrina approvata ieri dal Consiglio dei ministri entra una limitazione dell’utilizzo dei crediti d’imposta nel segno della lotta all’evasione. Misure che, nelle intenzioni dell’amministrazione finanziaria, dovrebbero rappresentare una sorta di chiusura del cerchio anche dopo l’introduzione delle nuove comunicazioni Iva su liquidazioni e fatture emesse e ricevute. Ma vediamo nel dettaglio. Il principale intervento riguarda il deciso abbassamento della soglia entro cui la compensazione delle imposte dirette richiede l’apposizione del visto di conformità, ossia del “bollino blu” emesso dai Caf e dai professionisti abilitati per certificare la veridicità degli importi indicati dai contribuenti. Allo stato attuale il visto è necessario solo per le compensazioni oltre i 15mila euro. Con l’entrata in vigore della manovrina sarà necessario il visto già oltre i 5mila euro. Con conseguenze “spiacevoli” per chi procederà senza aver ottenuto il visto, in quanto gli uffici dell’agenzia delle Entrate potranno procedere al recupero delle somme indebitamente compensate con tanto di applicazione delle sanzioni.

Anche sull’Iva si prevede che la compensazione del credito annuale o relativo a periodi inferiori all’anno per importi superiori a 5mila euro annui può essere effettuata a partire dal giorno sedici del mese successivo a quello di presentazione della dichiarazione o dell’istanza da cui il credito emerge. In questo caso valgono le stesse regole sul recupero.

Un’altra limitazione sulle compensazioni riguarda la possibilità di utilizzo degli importi vantati a credito nel caso per saldare importi contestati e già iscritti a ruolo per la riscossione coattiva. Su quest’ultimo fronte, poi, va segnalata la novità relativa ai pignoramenti (già anticipata su queste colonne). Fermo restando il divieto per i concessionari della riscossione di procedere sull’abitazione principale del contribuente, viene introdotto un limite più elastico in relazione agli altri immobili. Il tetto di valore dei 120mila euro non si calcolerà più sul singolo bene, ma sulla totalità dei beni.

Dalla riscossione al contenzioso. Arriva la rottamazione delle liti pendenti con l’agenzia delle Entrate in tutti i gradi di giudizio, inclusa la Cassazione, che va a completare l’operazione relativa alla rottamazione delle cartelle esattoriali. Si pagherà in un massimo di tre rate a partire da settembre 2017. Saranno comunque dovuti gli importi indicati nell’atto impugnato e oggetto di contestazione in primo grado e gli interessi da ritardata iscrizione a ruolo calcolati fino al 60esimo giorno successivo alla notifica dell’atto. Lo sconto, quindi, riguarderà le sanzioni collegate al tributo e gli interessi di mora.

A questo si aggiunge il significativo ritocco alla mediazione tributaria. Passa da 20mila a 50mila euro la soglia entro la quale bisognerà prima tentare l’accordo con l’ente creditore (dal 2016 la mediazione non si applica più solo alle Entrate ma anche, ad esempio, agli enti territoriali). Novità che scatterà per tutti gli atti impugnabili notificati dal 1° gennaio 2018.

Tornando al fronte imprese va segnalato l’ulteriore giro di vite sull’aiuto alla crescita economica (Ace) dopo quello contenuto nell’ultima legge di Bilancio (si veda anche l’articolo in pagina): dall’anno d’imposta 2017 l’incremento su cui calcolare l’Ace si applica sui cinque anni precedenti e non più dal 2010.

Sacrificati sull’altare del recupero di risorse anche alcuni crediti d’imposta: dalla riduzione di 10 milioni di euro per fusioni e scissioni con enti non commerciali a una limatura al bonus alberghi che subisce una contrazione della dote da 41,7 a 36,7 milioni per il 2017.

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