Adempimenti

Lo scivolo verso la pensione abbatte i costi aziendali

Per le imprese risparmi fino al 60% con le modifiche al contratto di espansione previste dalla legge di Bilancio

di Enzo De Fusco e Cristian Valsiglio

Il nuovo contratto di espansione previsto dalla legge Bilancio 2021 consente di programmare piani di esubero di personale tramite prepensionamento con risparmi fino al 60% del costo del lavoro per ciascun dipendente.

Si tratta di una strategia che potrebbe risultare win win poiché consentirebbe:

all’azienda di ridurre i costi del lavoro del personale in esubero e ove necessario assumere con risparmio nuovi addetti;

al lavoratore di ricevere un assegno come se fosse già in pensione, fino a 5 anni prima rispetto alla generalità dei lavoratori.

In via eccezionale per il solo 2021, la legge di Bilancio, intervenendo sul Dlgs 148/2015, ha previsto la possibilità, per le aziende con almeno 250 dipendenti, di stipulare il contratto di espansione allo scopo di prepensionare il personale che si trovi a non più di sessanta mesi dalla pensione. Un’opportunità che è stata approfondita anche nell’ambito di Telefisco. L’accordo deve essere fatto con le organizzazioni sindacali in sede ministeriale. I lavoratori interessati possono aderire in modo volontario all’accordo e l’azienda eroga loro (con garanzia fideiussoria) una provvista di accompagnamento alla pensione.

Così facendo l’impresa risparmierà il costo del lavoro relativo alle retribuzioni (considerando anche eventuali aumenti contrattuali anche frutto di automatismi), al Tfr, alle ferie e ai permessi, alla contribuzione previdenziale, assistenziale e assicurativa dei lavoratori aderenti al contratto di espansione e potenzialmente oggetto di esubero.

Le strade per accedere a questa forma di scivolo sono due: il comma 5 e il comma 5-bis del Dlgs 148/2015 e la convenienza, ma anche le regole, cambiano in funzione della scelta.

Ipotizzando un lavoratore a fine carriera, con 36.000 euro di retribuzione annua, l’azienda dovrà pagargli un’indennità mensile pari all’assegno pensionistico certificato dall’Inps al momento della cessazione del rapporto di lavoro (si ipotizza pari a circa il 70% della retribuzione, quindi 25.200 euro). In caso di raggiungimento della pensione anticipata (con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, fino almeno al 2026) a tale costo si dovrà aggiungere il valore della contribuzione utile per il raggiungimento del requisito pensionistico, sempre tenendo conto della contribuzione figurativa maturata nel periodo Naspi (massimo 24 mesi).

A questo punto il costo per l’azienda è influenzato dalla Naspi. Nell’ipotesi del comma 5-bis, il costo si riduce sempre del valore Naspi, poiché la norma fa riferimento a un calcolo teorico. Al contrario, con la procedura del comma 5, la riduzione del costo si ottiene solo se la Naspi risulta effettivamente spettante. Il diritto a percepire l’indennità di disoccupazione si perde, ad esempio, se si riprende a lavorare oppure se non si rispetta il percorso di politiche attive associato alla Naspi. Si tratta, quindi, di una variabile non preventivabile dall’azienda che ricorre al contratto di espansione.

Per le aziende con almeno 1.000 dipendenti, il comma 5-bis prevede una riduzione dei versamenti a carico del datore di lavoro per ulteriori 12 mesi calcolata sulla base dell’ultima mensilità di spettanza teorica della prestazione Naspi. Tale ultima agevolazione spetta a condizione che l’azienda si impegni a effettuare almeno un’assunzione per ogni tre lavoratori che accedono al prepensionamento. Il beneficio, tuttavia è particolarmente rilevante per due ragioni: le nuove assunzioni costano di meno rispetto ai profili senior e possono essere effettuate anche a tempo parziale.

Facendo una stima dei costi, si rileva che un dipendente che percepisce una retribuzione annua di 36.000 euro per 5 anni costa all’azienda circa euro 260.000, mentre il contratto di espansione con le riduzioni ottenute tramite lo storno della Naspi, e senza nuove assunzioni, costa poco più di 100.000 euro in caso di raggiungimento della pensione di vecchiaia e circa 137.000 euro in caso di raggiungimento della pensione anticipata. Se si accede alla procedura del comma 5, il costo è uguale, a meno che il lavoratore perda il diritto alla Naspi in quanto la differenza va ripianata dall’azienda.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©