Professione

Sironi: «Da Airc 137 milioni per i giovani ricercatori. Attenti a ogni euro»

Intervista ad Andrea Sironi, presidente della Fondazione in prima fila nella lotta contro il cancro: metà dei fondi raccolti arriva dal 5 per mille. Tanti i giovani ricercatori rientrati dall’estero

di Maria Carla De Cesari

«La riforma del Terzo settore rappresenta il riconoscimento pieno di queste realtà che non sono più caratterizzate per differenza rispetto al mondo profit. Va sottolineata l'impostazione basata su trasparenza e disclosure, nella governance e nelle modalità di funzionamento degli enti». Andrea Sironi, presidente della Fondazione Airc per la ricerca sul cancro, sottolinea la svolta del decreto legislativo 117/2017 che riscrive lo statuto del terzo settore non nel segno dell'assistenzialismo ma nel quadro del principio costituzionale della sussidiarietà orizzontale. Corollari, trasparenza e responsabilità.

«Airc -spiega Sironi - dal 1982 rende pubblico il suo bilancio. La riforma oggi stabilisce per tutti requisiti informativi importanti».

Nella positività della riforma ci sono dei punti critici? Le norme sul personale, con i meccanismi che limitano l'entità degli stipendi, vi pone problemi?

Questo punto costituisce l'unica criticità. Non mi riferisco alle regole sui volontari, ma al principio secondo cui la retribuzione del personale non può essere superiore del 40% rispetto a quella prevista dai contratti collettivi. Tra l'altro, i componenti della nostra governance nazionale e territoriale partecipano a titolo volontaristico e nessun dipendente Airc ha una retribuzione superiore al tetto massimo dello stipendio dei dipendenti pubblici. Non possiamo però condividere l'impostazione della riforma sui limiti retributivi che penalizzano la capacità di reperire sul mercato del lavoro le figure altamente professionali di cui abbiamo bisogno per rispondere al meglio alla nostra missione con le necessarie competenze.

Come Fondazione costituite un benchmark?

Siamo efficienti e attenti a ogni euro. Il nostro bilancio si attesta su una raccolta annua di 160 milioni ed eroghiamo risorse alla ricerca scientifica per 137 milioni. Le spese costituiscono il 17-18%, mentre i nostri colleghi francesi o tedeschi sono al 20-21 per cento. Abbiamo un sistema di peer review che coinvolge circa 600 revisori nazionali e internazionali: ogni progetto di ricerca è sottoposto a tre di loro. Purtroppo non riusciamo a finanziare tutto ciò che è meritevole. Un'attenzione particolare è rivolta ai giovani ricercatori, perché sappiamo che proprio loro sono nel pieno della creatività e dell'innovazione.

Una della grandi fonti di finanziamento per voi è rappresentato dal 5 per mille. Occorrono correzioni?

Personalmente sono soddisfatto. Dal cinque per mille arriva quasi la metà della nostra raccolta, grazie alla fiducia di chi firma per Airc sulla base della sua reputazione di serietà e rigore.

Il 5 per mille funziona perché investite molto nella comunicazione?

Nel nostro budget il rapporto tra quanto spendiamo in comunicazione e quanto eroghiamo è abbastanza ridotto e concentrato sulla divulgazione e l'informazione del pubblico sui temi propri della nostra missione,

La collaborazione con le aziende è una risorsa?

Sono molte le aziende con un forte senso di responsabilità sociale che sostengono Airc in varie forme. Lavoriamo su questo versante con prudenza e saggezza per tutelare la
nostra reputazione.

Un filone rilevante nella raccolta fondi è rappresentata dai lasciti?

Si tratta di un canale molto importante, anche collegato alla nostra presenza capillare sul territorio. Il comitato lasciti si riunisce da noi ogni 15 giorni per concretizzare in sostegno alla ricerca ogni tipo di lascito immobiliare o mobiliare. Per noi sono però importanti anche le piccole donazioni, a partire da quelle di 2 euro con un Sms, che consentono a tutti di contribuire alla nostra missione.

È soddisfatto del bilancio
della ricerca?

Airc ha contribuito a far rientrare ricercatori dagli Stati Uniti, dalla Germania e dalla Francia. Aiutiamo le start up con un finanziamento di un milione di euro, ad allestire un laboratorio, ad assumere un tecnico. Se abbiamo potuto ottenere in tempi rapidi un vaccino contro il Covid, lo dobbiamo alla tecnologia microRna che è stata sviluppata nei vent’anni precedenti dalla ricerca sul cancro. Siamo in una fase molto delicata, perché siamo convinti di essere vicini alla svolta nelle cure contro molti
tipi di cancro. Purtroppo il nostro Paese investe ancora poco in ricerca, anche se ora possiamo contare sulle risorse del Pnrr
che però non è focalizzato sulla ricerca oncologica.

Esercitate un ruolo di supplenza e promozione.

È triste come tanti giovani, dopo essersi formati in modo eccellente in Italia, prendano la strada dell'estero. Non mi dà pace. Noi cerchiamo di dare continuità alle carriere dei giovani ricercatori che finanziamo, ma va cambiato il sistema: come è possibile che una scienziata affermata all'estero non sia ancora riuscita a trovare una posizione universitaria?

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