Imposte

Reportistica a tappeto per gli scambi intra-Ue

Bruxelles punta a superare l’impostazione iniziale della direttiva

di Andrea Parolini

Obbligo generalizzato Ue di una reportistica per le operazioni intraunionali. Questa è una delle conseguenze della rivoluzione presentata dalla Commissione europea con la comunicazione «VAT in the Digital Age» (Vida) dell’8 dicembre scorso.

La direttiva Iva, anche per motivi storici, non prevede infatti un sistema di reporting digitale generalizzato; al contrario, la stessa attribuisce ampie libertà agli Stati membri nell’introduzione di obblighi volti ad assicurare la corretta riscossione dell’imposta e la prevenzione dell’evasione fiscale.

Negli ultimi anni, gli Stati membri hanno introdotto sistemi di reportistica digitale (digital reporting requirements, Drr) per migliorare la supervisione fiscale e contrastare l’evasione. L’Italia è stato il primo Stato membro a introdurre un Drr generalizzato che ha contribuito al miglioramento della compliance e al recupero dell’evasione fiscale per circa 2 miliardi di euro. Undici Stati hanno seguito l’esempio (Bulgaria, Croazia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca Repubblica Slovacca, Spagna e Ungheria), mentre altri (Francia, Grecia e Romania) hanno annunciato l’introduzione di sistemi similari nel futuro.

In assenza di regole armonizzate, tuttavia, sono state adottate soluzioni diverse sia dal punto di vista strutturale sia tecnico. L’Italia è stato l’unico Paese a prevedere la trasmissione delle fatture tramite un sistema di interscambio centralizzato (Sdi). Altri Stati hanno previsto una rendicontazione in tempo reale delle singole operazioni, adottato il protocollo Ocse Saf-T (Standard audit file for tax), ovvero il solo invio in formato digitale della lista delle operazioni effettuate. L’esistenza di uno scenario così frammentato trova però la propria origine nella direttiva Iva. Infatti, gli Stati membri desiderosi di introdurre un sistema di Drr, hanno potuto farlo limitatamente alle operazioni nazionali e previo ottenimento di una autorizzazione del Consiglio europeo ai sensi dell’articolo 395 della direttiva Iva.

Adesso la proposta della Commissione prevede l’adozione di un sistema uniforme di Drr che abbracci sia le operazioni domestiche sia quelle transnazionali nell’ambito di un processo di convergenza obbligatoria da attuarsi entro la fine del 2027.

Tale sistema garantirà la standardizzazione delle informazioni che i soggetti passivi dovranno fornire in formato elettronico alle autorità fiscali e l’obbligo di fatturazione elettronica per le operazioni transfrontaliere.

La proposta differisce dall’attuale modello italiano, autorizzato fino al 2024, che prevede la validazione (cosiddetta clearance) della fattura dallo Sdi ai fini della sua emissione. Se venisse adottata, si può ipotizzare che il sistema attualmente in vigore potrà mantenersi valido su base opzionale, ma per le sole operazioni domestiche. Qualora tale fosse la scelta dell’Italia, per incentivare l’adesione al sistema di clearance potrebbero essere previsti meccanismi premiali per i soggetti passivi, ad esempio riducendo il periodo entro il quale le autorità fiscali possono esercitare il loro potere di accertamento.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©