Imposte

In manovra prove di anticipo su Irap e cuneo

Servono 2-3 miliardi per abolire l’imposta regionale su professionisti e piccoli. In legge di bilancio anche il taglio al costo del lavoro al bivio tra contributi e riduzione dell’aliquota

di Marco Mobili e Gianni Trovati

L'ultima legge di bilancio ha di fatto anticipato l'avvio della riforma fiscale con il «primo modulo» Irpef, che ha ridotto da cinque a quattro le aliquote e ha dedicato 7 miliardi all'alleggerimento dell'imposta sui redditi delle persone fisiche. La prossima manovra potrebbe diventare la corsia di lancio di altri pezzi di riforma.

I temi in prima fila sono due: il «progressivo superamento» dell'Irap e il taglio del cuneo fiscale sul lavoro. Il problema, il solito, è quello di far quadrare i conti pubblici in una congiuntura che non regala grandi spazi fiscali con la crescita frenata da guerra e inflazione, e chiude la via del debito facile con il rialzo dei tassi e la fine degli acquisti pandemici dei titoli di Stato da parte dell'Eurosistema. Anche sull'Irap, in realtà, si tratta di proseguire su una strada già battuta con la manovra per quest'anno, che ha cancellato l'imposta regionale sulle ditte individuali. Quella scelta è costata circa un miliardo, che non è stato complicatissimo trovare nei margini di deficit allargati da un rimbalzo del Pil 2021 superiore a ogni previsione della vigilia. Nella sua ultima versione la legge delega si incarica già di definire la prossima tappa: perché la priorità è individuata in «società di persone, studi associati e società fra professionisti».

L'idea è insomma quella di puntare sull'Irap “dei piccoli”, anche per ovvie ragioni di sforzo finanziario oltre che per obiettivi più nobili come quello di cancellare un disallineamento fiscale che fin qui ha per esempio impedito il decollo effettivo della trasformazione in forma societaria delle attività professionali. Il costo oscillerebbe fra i due e i tre miliardi all'anno a seconda dei confini e delle modalità attuative del taglio. Le ambizioni della delega volano poi molto più in alto. Perché professionisti e società di persone sono solo appunto la «priorità» di un disegno più ampio, che punta all'archiviazione definitiva di un'imposta regionale nata nel segno della semplificazione (ha sostituito Ilor, contributi sanitari, Iciap e altri tributi minori) ma presto finita al centro di critiche fitte come le promesse elettorali di una sua abolizione. Con qualche sua colpa. La più grave, quella di tassare il costo del lavoro nutrendo nei fatti un disincentivo alla crescita dimensionale e occupazionale delle imprese, è stata cancellata dalla deducibilità integrale introdotta nel 2015 dal governo Renzi. Ma anche dopo quella cura l'Irap dei privati vale 13 miliardi (quella delle Pa è una partita di giro per il bilancio dello Stato), complicatissimi da trovare.

L'idea in realtà non è un'abolizione sic et simpliciter dell'Irap, ma di una sua fusione con l'Ires che non peserebbe troppo sui conti una volta abolita l'imposta sui piccoli. Ma alzerebbe le aliquote Ires con effetti tutti da valutare anche sull'immagine competitiva del fisco italiano per le aziende. Se ne parlerà probabilmente nella prossima legislatura.L'altro dossier caldo nel governo è quello del taglio al cuneo fiscale, che ha anche provato ad accelerare per salire sul treno del nuovo decreto Aiuti in arrivo ma ha inciampato in problemi di copertura al momento irrisolti. Il punto chiave è infatti quello di costruire una misura che si senta nelle buste paga dei lavoratori schiacciate dall'inflazione. E per farlo occorrono almeno 5-7 miliardi nei calcoli dei tecnici del governo, che arrivano invece fino a 16 nella proposta avanzata da Confindustria. 

La via maestra per concentrare le risorse sui lavoratori dipendenti è naturalmente quella del taglio contributivo. Ma l'altra componente del cuneo fiscale è l'Irpef. Anche sulla regina delle imposte la maggioranza ha scritto nella delega una priorità, rappresentata dalla «riduzione delle aliquote medie effettive relative ai redditi medio-bassi». L'obiettivo è di concentrare su queste fasce gli alleggerimenti fiscali dopo che nella scorsa manovra si è lavorato alla limatura dei salti di aliquota sui redditi medi. Anche in questo caso, è tutta una questione di costi: e della necessità di scelte politiche un po' più complicate rispetto alla decisione di fare extradeficit nella ricerca dei fondi per coprirli.

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