Controlli e liti

Reati finanziari e procura europea, «coop» rafforzata ma senza l’Italia

di Beda Romano

Oltre metà dei paesi membri dell’Unione ha deciso ieri a Bruxelles di lanciarsi in una cooperazione rafforzata per creare l’attesa figura di procuratore europeo il cui compito sarà di perseguire i reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione. Per ora, il governo Gentiloni ha preferito non aderire a questa iniziativa perché considera che il compromesso raggiunto tra i paesi membri non è sufficientemente ambizioso.

«Abbiamo compiuto un importante progresso – ha detto ieri in conferenza stampa il ministro della Giustizia maltese Owen Bonnici che ha presieduto una riunione ministeriale –. Poiché sul progetto della Commissione europea non è stato possibile trovare l’unanimità, un gruppo di paesi ha deciso di perseguire la cooperazione rafforzata». Ora, l’obiettivo è di concludere il negoziato entro giugno, ben sapendo che sarà poi necessaria l’approvazione del Parlamento europeo.

Come detto dal ministro Bonnici, la decisione di perseguire la cooperazione rafforzata in questo ambito è giunta perché i paesi membri non sono riusciti a trovare un accordo all’unanimità. Riuniti all’inizio del mese, i capi di Stato e di governo avevano deciso di consentire la cooperazione rafforzata, che prevede un minimo di nove paesi. Secondo il dibattito di ieri tra i ministri della Giustizia , 16 paesi dovrebbero partecipare alla nuova iniziativa. Tra questi, Francia, Germania e Spagna. «Il Lussemburgo ha preso la leadership del gruppo e ha dato ai paesi fino a venerdì per firmare la lettera di notifica in vista di una cooperazione rafforzata», ha detto ieri un funzionario del Consiglio. «Alcuni governi hanno avvertito che potrebbero non aver concluso la loro procedura nazionale entro la fine della settimana, ma ci sarà comunque la possibilità di aderire anche successivamente».

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha detto di sperare che durante il prossimo negoziato vengano riaperti i punti che hanno indotto l’Italia a non aderire: gli strumenti, la struttura e la competenza. «La proposta che è stata avanzata, e che forse poteva giustificarsi nella ricerca dell’unanimità, diventa ridicola nel passaggio della cooperazione rafforzata» (si veda l’intervento del ministro sul Sole 24 Ore di ieri).

L’Italia è tra i paesi dove sono più frequenti i casi di frode ai danni del bilancio europeo nel quale viene riversata parte dell’imposta sul valore aggiunto.

«Prendiamo atto che l’ambizione è limitata – ha aggiunto il ministro Orlando in un punto stampa alla fine della riunione ministeriale di ieri qui a Bruxelles –. Però non possiamo neanche accettare che alla fine si faccia la cooperazione rafforzata sulla base del testo che in qualche modo si era costruito per tener conto di paesi che poi si sono tirati fuori (…). Avevo detto che la montagna avrebbe partorito un topolino, ma a questo punto è una formica».

I ministri dei Paesi che vogliono perseguire la cooperazione rafforzata hanno tendenzialmente approvato il testo di compromesso raggiunto nei mesi scorsi, ma alcuni di loro hanno presentato proposte di emendamento. «Sarà sempre possibile per un governo non contento del testo finale sfilarsi dalla cooperazione rafforzata», ha precisato il funzionario comunitario. Tra i nodi che hanno complicato il negoziato, il valore oltre il quale un caso sospetto è attribuito automaticamente al procuratore europeo.

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