Professione

Verso l’addio al Ddl per l’equo compenso

In Senato le forze politiche non hanno ancora trovato l’intesa per riuscire a mettere in calendario nell’ultima settimana di lavori il via libera definitivo al disegno di legge

di Valeria Uva

È appesa a un filo assai esile l’ipotesi di una legge sull’equo compenso dei professionisti. In Senato le forze politiche non hanno ancora trovato l’intesa per riuscire a mettere in calendario nell’ultima settimana di lavori il via libera definitivo al disegno di legge (prima firmataria Giorgia Meloni) che prova ad estendere a tutti i professionisti nei rapporti con le imprese medio grandi i parametri per una equa remenurazione dell’attività svolta. Contrario il centrosinistra. Per il Ddl «non garantirebbe di fatto agli autonomi un compenso davvero equo».

Restano un piccolo spiraglio per esaminare il testo dopo il già difficile vaglio del Dl Aiuti bis previsto per il 13 settembre. Da qui gli ultimi appelli. Per il sottosegretario alla Giustizia, Framcesco Paolo Sisto, «basterebbe un piccolo passo per un grande risultato». Mentre la presidente del Consiglio nazionale forense, Maria Masi, chiede «un grande sforzo» a tutte le forze politiche anche se riconosce come «sebbene non ci sia ancora formalmente un insabbiamento del testo, è evidente che i tempi siano quasi definitivamente spirati».

Il progetto di legge nato dall’unificazione di proposte normative di FdI, Lega, Fi e M5s, divide anche le categorie: da un lato il mondo ordinistico favorevole a questa prima regolamentazione, anche se giudicata imperfetta; dall’altro le associazioni sindacali (da ultimo il Colap) nettamente contrario a un progetto ritenuto «vessatorio» nei confronti dei professionisti.

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