Imposte

Gli incentivi abbassano il tax rate

di Alessandro Galimberti

Con i nuovi incentivi fiscali il tax rate effettivo è di quasi sette punti più basso di quello nominale, attestandosi potenzialmente al 17,37 per cento. La simulazione presentata da Annibale Dodero dell’agenzia delle Entrate al seminario pomeridiano del Mef mostra come su un utile di bilancio ante imposte pari a 1 milione di euro l’effetto combinato di Ace (2,3% su base 300.000), superammortamento e patent box fa scendere l’imponibile a 878.100 euro. Deducendo da qui il credito R&S per la ricerca e applicando il tax rate nazionale del 24% si origina a un’imposta netta di poco più di 173mila euro, pari appunto al 17,3 per cento. Se è vero che la politica degli incentivi aumenta la competitività quantomeno intraUe delle nostre imprese, non si può non considerare il contesto globale costellato di politiche fiscali molto aggressive. Stefano Simontacchi (Bonelli-Erede) ha sottolineato che tra le top 20 aziende Usa il tax rate in patria varia tra l’1 e il 5% e che le prime 500 imprese americane scelgono di far tassare 2,5 trilioni di dollari di utili fuori dai confini (in media al 6%): mete preferite sono paradisi esotici ma anche europei, Bermuda, Cayman, Lussemburgo e Paesi Bassi. Di fronte a questo scenario la posizione dell’Ue, molto zelante nel dar corso ai principi Ocse (per esempio con i limiti ai marchi sul patent box) rischia di creare, secondo Simontacchi, un nuovo gap competitivo per le imprese continentali. «Stiamo ignorando - ha concluso l’avvocato - la vera strategia per il rilancio che dovrebbe puntare verso il Mediterraneo e l’economia africana. Una proposta di legge complessiva sull’hub a sud di Roma, non solo fiscale ma anche di servizi logistici integrati, è però ferma in Parlamento da tempo. Stiamo perdendo una grande chance mentre i competitor internazionali continuano a correre».

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