Controlli e liti

Pierre Gramegna (ministro delle Finanze del Lussemburgo): «Web tax, evitare soluzioni nazionali»

di Alessandro Galimberti

Dici Lussemburgo e pensi al paradiso. Magari non più “fiscale” - il Granducato dal 2015 è «largely compliant» per il Global Forum of transparency and exchange of information, e tripla “A” per le agenzie di rating - ma certo i fondamentali del paese raccontano ancora di un “over the top”. Con il 23% del rapporto debito pubblico/Pil, secondo paese al mondo per stabilità politica, 1° nell’innovation efficency ratio, con una capitale al top mondiale per potenziale economico e per efficienza amministrativa, secondo paese in Europa per capacità di integrazione, è ancora lecito associare il Lussemburgo a un’oasi quantomeno di benessere e di buon governo. Che con l’Italia, peraltro, ha da decenni una relazione privilegiata, un tempo come refugium peccatorum (fiscali), oggi come secondo paese per destinazione dei fondi di investimento made in Lux.

Ma la conversazione con Pierre Gramegna, da quattro anni ministro delle Finanze del Granducato e - all’epoca di Expo Milano - già presidente di Ecofin, non può che cominciare dalla congiuntura fiscale internazionale .

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