Adempimenti

Dichiarazione precompilata, si avvicina il momento del primo, vero bilancio

di Cristiano Dell’Oste

Mentre il fisco si prepara a ricevere i dati inviati da farmacie, banche e altri soggetti privati, non è prematuro iniziare a riflettere sul “dopo”. Con il 2017 si chiuderà il triennio di sperimentazione della precompilata. E sarebbe bello, per una volta, assistere a una di quelle cose che in Italia non si fanno mai: un’approfondita analisi costi-benefici.

Di sicuro, non si può misurare il successo in base al numero dei contribuenti che inviano il 730 con il fai-da-te (quasi 2 milioni su oltre 40 nel 2016), perché la precompilata è uno strumento utile anche agli operatori professionali.

Nel tracciarne un bilancio, poi, bisognerà capire come questa operazione si inserisce nel sistema fiscale attuale. L’ambizione di “precompilare” la dichiarazione dei redditi dei cittadini presuppone norme semplici e stabili nel tempo. La tassa sui rifiuti, ad esempio, viene precompilata da anni dai Comuni, ma si basa su pochi parametri ricorrenti (superficie, occupanti, destinazione d’uso). Finché le agevolazioni Irpef saranno così numerose, complicate e soggette a continui chiarimenti, la compilazione ex ante – per quante risorse vi si investano – avrà sempre bisogno di ritocchi ex post, che solo cittadini preparati (o assistiti da professionisti) potranno gestire.

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