Energia pulita, gli incentivi si devono cumulare
Scriviamo in rappresentanza di oltre mille impianti dei nostri associati produttori di energia elettrica da fonte rinnovabile, per segnalare che il comportamento del Gse con la pubblicazione della News riguardo alla tematica della cumulabilità tra la tariffa incentivante e la Tremonti Ambiente (si veda Il Quotidiano del Fisco del 24 novembre , ndr) a nostro avviso e per le informazioni forniteci da esperti della materia, è privo di fondamento giuridico ed inaccettabile, essendo lo stesso Gse un soggetto di diritto privato che in nessun modo ha titolo di interpretare la legge vigente. Peraltro, intervenire con una news nel 2017 dopo che la legge è chiara ed è stata già interpretata con uno strumento giuridicamente legittimo (un comma del Dlgs 28/2011 di fatto ha sancito la cumulabilità tra tutte le forme di incentivazione della produzione di energia elettrica e la detassazione), appare un modo di procedere inaccettabile e lesivo per i produttori. Il Mise ed il Gse erano a conoscenza da oltre 5 anni che i produttori stavano usufruendo dell'agevolazione prevista dalla Tremonti ambiente e non hanno mai eccepito nulla, anzi hanno sempre confermato il diritto all'agevolazione continuando regolarmente il Gse ad erogare la tariffa incentivante.
Prego di sollecitare urgentemente una soluzione per il trattamento delle rimanenze per le aziende in contabilità semplificata, con regime di cassa. Cosa devono fare quelle ditte che per vari motivi non possono o non vogliono aderire alla contabilità ordinaria e che hanno rilevanti valori di magazzino? Secondo quel luminare (vorremmo conoscere il nome...) che ha “inventato” questo regime le rimanenze diventeranno reddito nel futuro? Basterebbe si consentisse di portare tali valori a costo magari scaglionandole in 3 - 5 anni.
Mario Donati
Sono (ahimè) un veterano dottore commercialista del profondo Nord Ovest, dedicato alla professione dall'anno 1975 e che alla professione ha dato tutto, sacrificando affetti familiari, vacanze e hobby.
A questo punto sento il bisogno di parlare della mortificazione che in genere la mia professione subisce quotidianamente. Gli articoli del Sole 24 Ore del 24 e del 26 luglio scorsi mettono perfettamente in evidenza la «caotica emergenza» di oggi in un «sistema di tasse troppo complesso» (Salvatore Padula) dominato da «attuale assoluta confusione», dove «bisogna che ciascuno faccia la propria parte» (Maurizio Leo).
A questa impietosa/implacabile analisi vorrei però aggiungere una mia considerazione che mai abbastanza viene posta in luce in modo preciso ed inequivocabile: l'evasione in Italia è data in prima istanza dall'assenza dello Stato. Lo Stato viene percepito nell'immaginario collettivo popolare come il nemico da combattere, e gli addetti di turno (spesso “dilettanti allo sbaraglio”) come i fustigatori/esecutori di malsani intenti repressivi. Ecco come un disvalore diventa valore: l'evasione è divenuta un valore da difendere e non un disvalore da biasimare.
Achille Fontana