Imposte

La correzione accelera col Def: nuove aperture Ue sullo «split»

di Marco Rogari e Gianni Trovati

Accelera il calendario della manovra correttiva da 3,4 miliardi chiesta dall’Unione europea, mentre proprio da Bruxelles arrivano segnali incoraggianti su uno dei capitoli più importanti dell’aggiustamento: quello che passa dall’estensione dello split payment ai rapporti commerciali con le società pubbliche, oltre alla proroga triennale del meccanismo, che quest’anno dovrebbe portare fino a un miliardo di euro in più da catalogare come lotta all’evasione Iva.

Sulla necessità di fare la manovra ormai non c’è più discussione, come sembra sfumare anche il dibattito che spingeva per allungarne i tempi dopo aprile, anche alla luce del calendario politico di quelle settimane. L’idea prevalente nelle stanze dell’Economia è quella di una correzione strutturale di fatto contemporanea al Def, il Documento di economia e finanza che andrà varato entro il 10 aprile per aggiornare le linee programmatiche sui conti pubblici.

A spiegare l’accelerazione del cantiere è Bruxelles. Dall’Europa arriva prima di tutto un pressing, rilanciato da fonti della commissione tornate in questi giorni a sottolineare l’esigenza delle misure entro aprile pena la caduta della clausola di flessibilità sugli investimenti ottenuta in via temporanea nel 2016. Ma nella stessa direzione vanno anche le aperture sullo split payment, vale a dire la «scissione contabile» dell’Iva che porta le Pa a pagare fatture al netto dell’imposta da loro girata direttamente all’Erario. Il governo ha chiesto alla commissione Ue, passaggio sempre indispensabile quando si parla di Iva, di estendere questo sistema anche ai rapporti commerciali con le società controllate dalla pubblica amministrazione, e di poter applicare lo split payment allargato fino al 2020. Per ottenere il via libera, che sembra ormai a portata di mano, Roma ha dovuto però offrire nuove rassicurazioni sul fatto che i rimborsi Iva alle imprese arriveranno davvero nei tre mesi previsti dalla regola originaria dello split payment. Un passaggio non banale, questo, perché per le imprese, soprattutto medio-piccole, l’Iva è un importante strumento di cassa, e la sua mancanza spinge spesso gli operatori a dover chiedere finanziamenti a breve per rimediare ai mancati rimborsi.

L’altro punto fermo nel menu della correzione è la dote da 850 milioni che andrà garantita con la spending review a carico dei ministeri. Si tratterà di mettere in campo un assaggio del nuovo piano di revisione strutturale della spesa che sarà indicato nel prossimo Def, e che si svilupperà sulla base dei vincoli e della tempistica per le amministrazioni fissati dalla riforma del bilancio approvata la scorsa estate dal Parlamento e ora chiamata a offrire i primi effetti pratici.

Resta invece in discussione la strada per recuperare l’altro miliardo e mezzo che serve per completare il compito europeo. In prima fila rimane l’idea di recuperare 200 milioni dalle accise sui tabacchi, dopo l’esclusione “politica” di ritocchi a quelle sui carburanti, mentre 200-250 milioni potrebbero essere a carico della limatura dei crediti d’imposta settoriali. Anche in questo caso si tratterebbe di un anticipo del riordino delle tax expenditures che, in agenda da molti anni, dovrebbe essere ripreso dal Def ma in forma più leggera rispetto alle ambizioni iniziali. Più complicata appare l’operazione-giochi, perché tutte le ipotesi di incremento del prelievo fiscale si scontrano con i progetti di riordino del settore. Il miliardo che resta, quindi, andrà cercato sul lato delle entrate a meno di non decidere di irrobustire parecchio il capitolo-tagli.

Insieme alla manovra necessaria a chiudere il dibattito sul 2017, il governo lavora a Def e programma nazionale delle riforme che guideranno il confronto per il prossimo anno. La strategia che il governo di fatto consegnerà ai successori sarà fondata su quattro assi principali, rappresentati da competitività (da tradurre in primis con i tagli ulteriori al costo del lavoro), concorrenza, privatizzazioni e attuazione delle riforme di Pa e giustizia. Un capitolo sarà dedicato al tema banche, ma sotto forma di implementazione delle regole varate degli ultimi anni perché non è all’orizzonte, al momento, un nuovo riassetto delle regole.

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