Riforma fiscale, sei «alert» per Governo e Parlamento
Dai costi alle sanzioni: i punti caldi emersi nel convegno del Sole 24 Ore. Giovedì scorso il tavolo fra istituzioni, politica, università e professioni
Dai costi della riforma al taglio delle agevolazioni, dalla flat tax agli interventi sull'Iva, dal concordato preventivo per arrivare alle sanzioni. Il convegno organizzato dal Gruppo 24 Ore su «La delega fiscale: università, politica e professioni a confronto» che si è svolto giovedì scorso all'Università di Roma Tre è stato l'occasione per un confronto approfondito sulla riforma fiscale proposta dal Governo. Un confronto che ha messo in luce gli aspetti salienti della delega e che ha consentito di raccogliere indicazioni provenienti dal mondo delle professioni e da quello dell'università su temi controversi (ben presenti da tempo agli operatori). Alert che potranno essere raccolti da Parlamento e Governo sia nel percorso del progetto di legge (che ha come traguardo la fine di luglio) sia in quello di varo dei decreti attuativi (dopo la pausa estiva). Ma andiamo con ordine.
Le risorse
Il passaggio dei costi è forse il più delicato di tutta la riforma. Ogni spostamento delle tessere del mosaico fiscale ha degli oneri di cui tener conto. Destinati a incidere sulle scelte che di volta in volta si compiono. A partire, per fare l'esempio più eclatante, dall'Irpef: in questo caso si parla di un cammino modulare destinato a protrarsi nel tempo, a iniziare con la prossima legge di bilancio. Ma con costi che devono, per esempio, fare i conti con le scelte già compiute. Per esempio, i 10 miliardi per confermare l'operazione di taglio del cuneo contributivo. Tornare indietro su questa strada appare inverosimile.
Quanto detto per l'Irpef potrebbe valere anche per altri interventi strutturali. Il decreto legge lavoro individua un primo pacchetto di risorse per il futuro e il Governo ha più volte tranquillizzato dicendo che i conti si faranno dopo la Nadef di settembre. Ma la partita sulla destinazione delle nuove risorse è tutta da giocare. Altre coperture potranno essere trovate con i decreti legislativi di riforma dei vari ambiti del sistema messi in cantiere con la delega, ma l'incertezza resta e incide su un muro portante dell'edificio della riforma.
Il taglio delle agevolazioni
Il tema della copertura finanziaria si sovrappone a quello della riduzione dei crediti d'imposta e degli altri sconti fiscali. Un bacino su cui si deve incidere per recuperare risorse. La delega fa salve alcune tax expenditures che considera non negoziabili perché attinenti, per esempio, alla tutela della famiglia, dei figli, della salute, del bene casa e della previdenza complementare. Ma è chiaro che si dovrà operare su più punti.
Dal convegno è emerso che, per esempio, si è al lavoro su un Testo unico delle agevolazioni per facilitare gli interventi con il bisturi dopo un censimento accurato delle potenziali aree di intervento. Ma nessun taglio è a costo zero: ciascuno ha riflessi su interessi, con la difficoltà di effettuare un giudizio di valore per salvare o sopprimere un'agevolazione piuttosto che un'altra. E di combattere con i gruppi di pressione che hanno l’obiettivo di salvare i benefici di cui usufruiscono.
Progressività
La legge delega punta a riscrivere la disciplina dell’Irpef che, come ricostruisce la relazione illustrativa, la relazione illustrativa è stata snaturata dal fatto che molti redditi sono stati sottratti alla tassazione progressiva per regimi proporziali. Le imposte sostitutive, il labirinto delle deduzioni e delle detrazioni sfociano in un sistema disordinato in cui è difficile orientarsi e che va a scapito dell’equità orizzontale. Ora la riforma afferma il principio che a parità di reddito da lavoro, sia esso dipendente o autonomo o da pensione, dovrebbe corrispondere un uguale peso della tassazione.
Nel contempo, il legislatore annuncia di voler rispettare il principio della progressività. Principio affermato, per altro, dalla Costituzione: la difficoltà dell’obiettivo sta nel fatto che l’orizzonte (lungo) a cui si guarda è una flat tax per tutti. La progressività, dunque, dovrebbe far leva sull’articolazione di deduzioni e detrazioni, modulate secondo i principi irrinunciabili come la composizione della famiglia e la salvaguardia del bene salute. Abbandonando la via sperimentata degli scaglioni di reddito e delle aliquote. E questa scommessa di ingegneria legislativa è messa alla prova dalla disponibilità di risorse a copertura.
Iva
L’imposta indiretta di matrice europea vive nel paradosso di essere molto spessa giudicata inadeguata dalla Corte di giustizia. Colpa delle modalità di recepimento delle direttive: gli scostamenti interassano addirittura le definizioni, come quella fondamentale di cessione dei beni: con o senza trasporto? Il legilatire delegato dovrà dunque “lavare” la terminologia Iva in aderenza al lessico europeo. Sperando che ne discenda anche un maggiore ordine nel sistema. Tra gli obiettivi è annunciato l’intento di abolire il pro rata generale per chi fa operazioni esenti ed imponibili e garantire una detrazione analitica dell’imposta. Su questo punto al convegno è stato fatto notare come il pro rata generale abbia superato l’esame della Corte di giustizia, ma gli operatori chiedono una maggiore semplificazione.
Concordato preventivo
Uno dei capisaldi della riforma, finalizzato a costruire un rapporto nuovo fra fisco e contribuente anche in relazione all'accertamento, è il recupero dell'idea del concordato preventivo biennale. L'idea, quindi, di un accordo, benedetto dall'agenzia delle Entrate, destinato a fissare il livello delle imposte per i soggetti di minore dimensione. Con un premio: l'irrilevanza dei maggiori o minori redditi emersi rispetto a quelli oggetto del concordato. Il tema a questo punto è come evitare il fallimento dell'operazione che venne già tentata fra il 2003 e il 2004. Il timore è che per rendere attraente la scelta sia necessario concedere premi e benefici che privino l'istituto di credibilità come elemento di una nuova politica di contrasto alle irregolarità.
Sanzioni
Tutti d’accordo sulla riduzioni della sanzioni che devono essere proporzionate ma dissuasive. Rispetto al penale, il compito non sarà agevole là dove si intende attribuire «specifico rilievo all'ipotesi di sopraggiunta impossibilità di far fronte al pagamento del tributo, non dipendente da fatti imputabili al soggetto stesso». Impossibile, o quasi, passare per una definizione certosina delle situazioni, perché eventuali dimenticanze rischierebbero di creare situazioni spiacevoli. Probabilmente, la parola dovrà come oggi restare al giudice, cercando di definire il principio generale e limitando al massimo le possibili smagliature.