Imposte

Riforma Irpef con detrazione extra per i redditi tra 25mila e 35mila euro

Salvaguardia per evitare la perdita degli altri sconti ai redditi bassi, ma limitata alle spese 2021

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di Marco Mobili e Gianni Trovati

Dopo una settimana di attesa l’emendamento governativo alla legge di bilancio che riscrive l’Irpef dal prossimo anno ha fatto capolino in Senato. Conferma in pieno le anticipazioni della vigilia, a certificazione del fatto che il lavoro tecnico è stato chiuso da giorni e non è stato modificato dallo sciopero generale indetto da Cgil e Uil giovedì scorso. E aggiunge i dettagli su due aspetti che erano stati anticipati da questo giornale e attendevano la puntuale definizione normativa: i correttivi alla nuova curva per evitare gli svantaggi, limitati, che alcune fasce medie di reddito avrebbero potuto subire nel passaggio dalla vecchia alla nuova Irpef, e la clausola di salvaguardia per contenere l’effetto incapienza. Ma procediamo per gradi.

Dal 2022 le aliquote Irpef passano da 5 a 4, con richieste che si attestano al 23% fino a 15mila euro, al 25% per la fascia 15-28mila, al 35% per le dichiarazioni da 28-50mila euro e al 43% sopra. Il nuovo impianto sarà operativo dal 1° gennaio, ma gli Enti locali avranno tempo fino al 31 marzo per adeguare le addizionali al sistema a 4 aliquote. La nuova architettura contempla detrazioni rafforzate per tutti, e in particolare per i dipendenti che si vedono inglobare nello sconto base il bonus da 100 euro (con l’eccezione dei redditi fino a 15mila euro che mantengono il vecchio trasferimento monetario perché non avrebbero Irpef sufficiente per utilizzare la detrazione).

LE FASCE TUTELATE

Con l’emendamento arriva il dettaglio dei correttivi alla nuova curva per rendere, come da promesse, vantaggioso per tutti l’addio all’Irpef attuale. In pratica, si tratta di una detrazione fissa aggiuntiva da 65 euro per i redditi da lavoro dipendente tra 25 e 35mila euro, e da 50 euro per i pensionati fra 25 e 29mila euro e per gli autonomi da 11 a 17mila euro. Per esempio, senza lo sconto aggiuntivo, un reddito da lavoro dipendente da 28mila euro lordi avrebbe pagato con il nuovo sistema 8 euro all’anno in più rispetto a oggi. Grazie al correttivo riceve invece uno sconto da 57 euro.

Risultati simili si incontrano per pensionati e autonomi. Con un piccolo effetto collaterale. Rappresentato da nuovi piccoli salti nella curva degli sconti. Sempre guardando ai dipendenti, per esempio, a 24mila euro lordi annui il cambio di regole Irpef produce un vantaggio da 97,8 euro, mentre a quota 25mila euro di reddito lordo il beneficio cresce a 136,3 euro.

Nel testo governativo ha preso forma poi la clausola di salvaguardia per tutelare le altre detrazioni.

Qui il problema è legato al fatto che la diminuzione dell’Irpef riduce lo spazio fiscale che i redditi medio-bassi hanno per sfruttare gli altri sconti riconosciuti dal fisco, per esempio per le spese sanitarie, i mutui prima casa o i bonus edilizi. La clausola interviene per evitare che il taglio Irpef mandi in fuorigioco una serie di contribuenti, che non avrebbero più imposta lorda su cui scontare le detrazioni. In questo caso scatta la clausola, che in pratica ritrasforma in trasferimento monetario la quota di bonus necessaria a contenere gli sconti che altrimenti sarebbero persi. Il meccanismo nasce però per tutelare il «legittimo affidamento» del contribuente, che quest’anno ha effettuato spese in un contesto che prevedeva determinate chance di detrazione. La clausola, quindi, vale solo per gli oneri detraibili sostenuti fino al prossimo 31 dicembre. Le spese 2022, invece, dovranno tener conto del nuovo sistema. Che limita per i redditi medio-bassi la “capienza” Irpef con cui sfruttare le detrazioni. Secondo le prime simulazioni del Mef le perdite potenziali sarebbero stimate in pochi euro al mese.

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