Imposte

Sviluppo, in bilico bonus su lavoro «4.0» e fondi al made in Italy

di Carmine Forina

Ci sono due voci importanti del pacchetto sviluppo della manovra ancora (e a sorpresa) in bilico: credito di imposta per la formazione in attività “industry 4.0” e rifinanziamento del piano straordinario per il made in Italy.

Rispetto alle bozze di ingresso al consiglio dei ministri, infatti, lo scenario sarebbe diventato più complicato in virtù della necessità di trovare l’equilibrio perfetto per rispettare i saldi di finanza pubblica e bilanciare le varie proposte ministeriali.

L’approvazione “salvo intese” del disegno di legge consente comunque di lavorare ancora in questi giorni per un compromesso tra le istanze del ministero dello Sviluppo economico (e del Lavoro per quanto riguarda la formazione 4.0) e le esigenze del Tesoro. Oggi potrebbe esserci una soluzione.

Il credito di imposta per la formazione, previsto nelle prime bozze in misura del 50% con un tetto di spesa fissato a 1 milione e calcolo su tutta la spesa sostenuta (e non solo sul’incremento rispetto al triennio precedente), risulterebbe troppo oneroso secondo le simulazioni della Ragioneria dello Stato e andrebbe ridimensionato quasi del 40% in termini di impatto finanziario. Secondo le bozze dei giorni scorsi, la misura avrebbe pesato nel 2019 per 391 milioni, 428 milioni nel 2020 e 484 milioni nel 2021. Stime effettuate sulla base di alcuni dati contenuti nella relazione tecnica: nel 2015 le ore complessive di formazione sostenute dalle imprese sono state pari a circa 79,6 milioni di cui 25,5 milioni sugli ambiti rilevanti in tema Impresa 4.0 per un costo del tempo di lavoro speso in formazione pari a circa 42 euro/ora. Anche sulla base di queste valutazioni, non si può escludere a questo punto che si vada verso una riformulazione, magari abbassando ulteriormente il tetto di spesa. Dovrebbe restare immutato il principio di base, cioè legare il beneficio fiscale ad accordi sindacali di secondo livello.

Confermate invece certamente la proroga del superammortamento, l’incentivo fiscale per l’acquisto di beni strumentali tradizionali, anche nel 2018 ma con aliquota al 130% (e probabile allungamento dei tempi di consegna a giugno 2019 a patto di versare un acconto di almeno il 20% entro il 2018). Estensione al 2018 anche per l’iperammortamento (agevolazione per i beni “digitali”) ma in questo caso con conferma piena dell’aliquota, cioè il 250% e consegne che dovrebbero essere possibili fino a tutto il 2019.

Per tornare invece alle voci incerte del pacchetto crescita, nel testo uscito dal consiglio dei ministri e ancora provvisorio non c’è al momento il rifinanziamento del piano straordinario per il made in Italy per il quale il ministro dello Sviluppo economico aveva proposto 150 milioni per un triennio. Anche in questo caso la formula del “salvo intese” tiene comunque aperti i giochi. Il rifinanziamento potrebbe però essere inferiore, scendendo ad esempio almeno a 100 milioni.

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