Contabilità

Leasing, con l’Ifrs 16 servono informative trasparenti

di Laura Braga e Francesco Nobili

La chiusura dell’esercizio 2019, ormai alle porte, consentirà di fare un punto sulla prima applicazione del nuovo Ifrs 16 – Leasing – per tutti i soggetti Ias-Ifrs (obbligati e volontari). Il principio, che ha sostituito il previgente Ias 17, elimina la differenza tra leasing finanziario e operativo, unificando il trattamento contabile dell’utilizzatore, che in entrambi i casi si trova ora a iscrivere in bilancio il diritto all’utilizzo dell’attività (Right of Use) e la relativa passività.

Da una parte, è chiaro l’obiettivo di ridurre incertezze e comportamenti discrezionali che nascevano dalla qualificazione di un leasing come finanziario anziché come operativo. Dall’altra parte, però, è giusto chiedersi se la nuova disciplina sia davvero in grado di migliorare l’informativa finanziaria e la comparabilità dei bilanci.

Le nuove regole hanno un pesante impatto sui principali indicatori finanziari. A livello patrimoniale, compare il right of use tra le attività e aumentano i debiti finanziari. L’Ebitda è alleggerito dai canoni, che vengono sostituiti dagli ammortamenti delle attività e dagli interessi passivi, con effetti – rispettivamente – a livello di Ebit e di reddito ante imposte. A livello di cassa, il flusso operativo viene migliorato a discapito dell’attività di finanziamento, che accoglie ora anche gli esborsi connessi al rimborso della quota capitale della lease liability.

Con la semestrale 2019, la maggior parte degli Ifrs adopter ha già affrontato l’applicazione pratica del principio, scontrandosi con le principali complessità e i primi risultati, ma forse questo è solo l’inizio. Con le nuove regole, infatti, l’Ebitda perde la sua qualifica di principale indicatore di generazione di cassa (primary cash flow generation indicator), perché privato dei canoni, che vengono ora di fatto ricompresi nei flussi di cassa relativi agli investimenti e finanziari; così, anche il significato di indicatori universalmente riconosciuti come Capex e Pfn è da rivedere.

Anche i piani al mercato dovranno essere ripensati alla luce dell’attuale principio per garantire la confrontabilità con i risultati a consuntivo presentati nell’informativa di bilancio. Gli analisti, comunque, si trovano di fronte a numeri non sempre confrontabili con il passato o dettagliati per le proprie finalità. Tant’è che alcuni di loro sembrano al momento non abbandonare le nozioni di Ebitda, Capex e Pfn “old style” (cioè ante Ifrs 16).

Sono possibili criticità anche in tema di multipli di mercato o transazioni, utilizzati nelle valutazioni d’azienda: i panel di comparabili potrebbero presentare dati non più facilmente confrontabili, oltre che difficilmente riconciliabili in assenza di un’informativa specifica, a causa delle diverse metodologie e assunzioni utilizzate. Anche l’applicazione del metodo del discounted cash flow (Dcf) e il calcolo del costo medio ponderato del capitale (Wacc) potrebbero necessitare di aggiustamenti. Allo stesso modo, potrebbe essere opportuno sterilizzare gli effetti dell’Ifrs 16 ai fini del calcolo dei covenant finanziari o dei premi ai dipendenti spesso legati a indici di bilancio. Sarebbe quanto meno anomalo che un mero cambiamento nel metodo di contabilizzazione giustificasse uno sforamento dei covenant o un differente premio.

Per le società che adottano gli Ias-Ifrs in maniera volontaria – di solito meno strutturate di quelle quotate – si aggiungono altri aggravi. In particolare, la corretta individuazione dei lease contract (ora più complessa e articolata), unita all’assenza di esclusioni rilevanti dall’applicazione del principio (nello specifico solo leasing di breve termine e di modico valore), potrebbero implicare la gestione una mole di contratti elevata. Imponendo alle imprese l’alternativa tra l’adozione sistemi gestionali automatizzati – con costi It non irrilevanti – e una gestione manuale con maggiori tempi di elaborazione e rischi di errore.

In tema di Ifrs 16 si è espressa anche l’Esma, che pone il nuovo principio proprio al primo punto delle « European common enforcement priorities for 2019 annual financial reports » nel documento pubblicato il 22 ottobre scorso. I punti di attenzione riguardano la determinazione della scadenza del leasing, la scelta del tasso di interesse per il calcolo della passività, la scelta di applicazione retrospettiva e l’impairment test sull’attività iscritta.

L’autorità riconosce l’uso di scelte discrezionali in diversi passaggi chiave dell’applicazione dello standard, raccomandando di fornire un’informativa specifica e aumentare il livello di trasparenza delle assunzioni e delle scelte adottate, fornendo in bilancio ampia disclosure dei potenziali impatti. Anche alla luce di queste considerazioni, i bilanci 2019 saranno l’occasione per valutare se le criticità emerse dalle prime indagini risulteranno più che compensate dalla tanto sperata (e richiesta) migliore informativa finanziaria.

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