Crypto asset, le possibili soluzioni contabili
La diffusione su scala mondiale delle criptovalute, e di tutti i cripto asset, sta focalizzando operatori e studiosi, su come individuarne il più corretto trattamento contabile per ciascuno Stato
La diffusione del fenomeno e la limitata attenzione delle istituzioni contabili
Sempre più imprese stanno utilizzando per vari scopi i crypto asset nella loro attività. Al momento, però, a fronte dell’ampio sviluppo del fenomeno, sull’onda della diffusione della tecnologia block-chain, i contributi istituzionali, ma anche, a quanto ci consta, quelli della dottrina non sono numerosi. In ambito nazionale non si rilevano interventi dell’Oic né sul tema delle cripto valute né su quello più ampio dei crypto asset.
In ambito internazionale, gli interventi dell’Ifrs sono oggi limitati a una datata Agenda del giugno 2019 dell’Ifrs IC, “Holdings of cryptocurrencies”, che, come emerge dal titolo stesso, si è concentrata esclusivamente sul tema delle cripto valute, senza affrontare gli altri crypto asset.
La definizione MiCAR e le categorie individuate dal Servizio studi del Senato
Per procedere a un esame dello stato dell’arte e delle possibili soluzioni contabili adottabili dalle imprese, conviene prendere le mosse da alcune definizioni e classificazioni condivise nell’ambito dei documenti citati nel precedente paragrafo.
Troviamo, infatti, un’utile definizione di crypto asset nella proposta di regolamento MiCAR, in base alla quale consistono in una «digital representation of value or rights which may be transferred and stored electronically, using distributed-ledger technology or similar technology».
È necessario però evidenziare che il concetto di digital representation è molto ampio e che vi si possono fare rientrare elementi piuttosto differenziati.
Alla luce della diversità tra le categorie identificate, non è possibile individuare un univoco criterio di contabilizzazione omogeneo e sempre valido per tutti gli asset.
Le proposte per la rappresentazione in bilancio
Fatta tale debita premessa si cerca in questa sede di formulare alcune prime considerazioni e proposte sia pure nella consapevolezza che si ha a che fare con una materia in divenire.
Come detto, l’IfrsIC Agenda di giugno 2019 ha affrontato il tema, limitatamente alle cripto valute, concludendo che lo «Ias 2 Inventories - applies to cryptocurrencies when they are held for sale in the ordinary course of business. If Ias 2 is not applicable, an entity applies Ias 38 Intangible Assets to holdings of cryptocurrencies».
Ulteriormente argomentando, il Committee ha escluso: da un lato, in forza della definizione di cash, contenuta nel paragrafo AG3 dello IAS 32, che le criptovalute siano assimilabili a cash e dall’altro lato che le stesse possano considerarsi financial assets, in quanto non rientrano nella relativa definizione contenuta nel paragrafo 11.
Classificazione del cripto asset
Le considerazioni dell’Ifrs IC del giugno 2019 – ad oggi non ancora, come detto, upgradate dal medesimo, né tradotte in un nuovo principio contabile o in una serie di emendments a principi esistenti – costituiscono in ogni caso la base di riferimento non solo per la contabilizzazione delle cripto valute ma, mutatis mutandis, per quella di tutti i crypto asset (e le correlate crypto liabilities). Secondo l’Ifrs le criptovalute non assumono mai, almeno allo stato e considerando quelle attualmente in circolazione, la natura di cash, ma sono piuttosto assimilabili a intangible asset o a rimanenze. Conseguentemente, per la loro iscrizione in bilancio e trattamento contabile, dovrà farsi riferimento ai principi contenuti nello Ias 2 o nello Ias 38. Non vi è alcun dubbio circa l’applicabilità dello Ias 2, dato che i beni che costituiscono rimanenza non necessariamente debbono avere una consistenza fisica. Ricorreranno a tale principio, ad esempio, i soggetti che acquistano e detengono le criptovalute nell’ambito del loro ordinary course of business.
Possibile applicazione dell’Ias 38, Intangible Asset
Come anticipato e alternativamente le imprese potranno classificare le cripto valute quali Intangible asset, ai sensi dello Ias 38. Poiché si tratta, usualmente, di asset a vita utile indefinita, non devono essere assoggettati ad ammortamento e per la loro valutazione, ai sensi dello Ias 38, potranno alternativamente adottarsi il Cost model o il Revaluation model, anche se assai complessa appare l’applicabilità alle cripto valute, e ai crypto asset in generale, del Revaluation model, dato che, come noto, il fair value deve essere determinato solo con riferimento ad un cosiddetto “mercato attivo” che l’Ifrs 13 definisce come «a market in which transactions for the asset or liability take place with sufficient frequency and volume to provide pricing information on an ongoing basis”.
Possibile applicazione dell’Oic 13 e dell’Oic 24
Non molto dissimile la contabilizzazione secondo i principi contabili nazionali. Come detto vi è una assenza di pronunciamenti da parte dell’Oic in tema di cripto valute o crypto asset. Tuttavia per le imprese soggette all’applicazione dei principi contabili domestici troveranno applicazione l’Oic 24, ove i crypto asset siano classificato come immobilizzazioni immateriali e l’Oic 13 ove siano inquadrati come rimanenze.
Conclusioni, l’urgenza di un intervento normativo
Si registra, in conclusione, l’urgenza di un intervento normativo chiarificatore sul trattamento contabile, ma anche fiscale, dei crypto asset (e specularmente delle crypto liabilities), data la crescente rilevanza del fenomeno.
Come evidenziato dall’Efrag, «looking at the level of growth of the market capitalisation from 2018 till Q1 2021 – for example Bitcoin from Usd 276 billion to Usd 1.1 trillion, which equals 10% of the global market capitalisation of gold and other similar developments - it is unrealistic to assume that digital assets will not become mainstream».
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