Controlli e liti

Cassazione, pronta la rottamazione di 23mila liti fiscali

Riforma della giustizia tributaria attesa all’esame dell’Aula del Senato. Premi ai più virtuosi, meno vincoli sull’età pensionabile dei giudici

Un assaggio di pace fiscale sui titoli di coda della legislatura. Si scrive definizione agevolata, ma si legge sanatoria dei giudizi tributari in Cassazione. Una possibilità offerta ai contribuenti in lite con il fisco inserita nel Ddl di riforma della giustizia tributaria che, in prima lettura, ha ripreso il suo cammino presso le commissioni Finanze e Giustizia del Senato per poter completare l’esame e passare poi al vaglio dell’Aula di Palazzo Madama. È stato lungo il lavorio di messa a punto del testo dell’emendamento da votare al Ddl presentato dal Governo. In caso di doppia sconfitta integrale delle Entrate nei precedenti gradi di giudizio, si potranno cancellare le liti in Cassazione fino a 100mila euro pagando il 5 per cento. Ma tra le formulazioni proposte dai senatori in ballo fino all’ultimo c’è anche la possibilità di elevare la soglia a 250mila euro. Qualora, invece, l’Agenzia abbia perso in tutto o in parte in uno solo dei gradi di giudizio, la sanatoria sarà rivolta alle liti fino a 50mila euro ma con il pagamento del 20 per cento. Una chance che, secondo le prime stime calcolate, potrebbe portare al taglio fino al 50% dei contenziosi tributari giacenti presso la Suprema corte: in pratica si tratterebbe di una “potatura” di circa 23mila fascicoli che consentirebbe di eliminare uno dei principali colli di bottiglia allo stato attuale nella gestione delle liti fiscali.

Oltre alla definizione agevolata c’è molto altro. Arriva, infatti, il «bollino di affidabilità fiscale» per i contribuenti più virtuosi. In pratica le partite Iva con un punteggio pari almeno a 9 nelle pagelle fiscale negli ultimi tre anni prima di presentare il ricorso saranno esonerati dal presentare la garanzia per ottenere la sospensiva dell’atto impugnato in Commissione tributaria. Un “bollino blu” per premiare chi ha comunque ha dato prova fiscale di compliance nei confronti dell’amministrazione finanziaria. E, proprio nell’ottica di garantire una maggiore trasparenza nei rapporti fisco-contribuente, viene introdotta una “sanzione” per chi non accetta la proposta di reclamo/mediazione precedente al primo grado di giudizio. La soccombenza di una delle parti «in accoglimento delle ragioni già espresse in sede di reclamo o mediazione» avrà come portato anche la condanna alle spese di lite per chi è risultato perdente davanti al giudice. Ma non è finita. La condanna sarà rilevante per la responsabilità amministrativa del funzionario che ha rigettato il reclamo senza reclamo o non ha accolto la proposta di mediazione. Una chiamata all’attenzione e al senso di responsabilità del personale dell’ente impositore, che va letta anche nella prospettiva di non coltivare contenziosi che potevano essere evitabili.

Allo stesso tempo si profila anche una modifica sulla soglia per l’accesso all’interpello nuovi investimenti, per cui si profila una riduzione dagli attuali 20 milioni a 15 milioni di euro.

Di rilievo gli interventi che le commissioni congiunte stanno svolgendo sul fronte del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, l’organo di autogoverno di giudici fiscali e che sovrintende alla giurisdizione. L’intenzione di potenziarne l’indipendenza rispetto al ministero dell’Economia è nei nuovi correttivi depositati agli atti. A partire dall’autonomia contabile, attraverso cui il Consiglio di presidenza potrà erogare indennità e bonus per il personale dirigenziale e non in servizio. Modifica in arrivo anche per l’età pensionabile degli attuali giudici onorari prossimi al riposo: dai 70 anni previsti dal Ddl in ingresso, si lavora per spostare la quiescenza a 74 anni nel 2023, fino ad arrivare ai 71 anni nel 2026.

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