FISCO E SENTENZE/Le massime di Cassazione: giudicato esterno, sanzioni, antieconomicità
Nel caso di operazioni oggettivamente inesistenti spetta al contribuente la prova della fittizietà dei componenti positivi afferenti. Entro i termini decadenziali la potestà impositiva dell’ente può sempre essere esercitata anche in presenza di giudicato riferito ai soli vizi formali dell’atto impositivo originario. Per esercitare il privilegio sui crediti vantati presso la curatela all’impresa artigiana non basta l’iscrizione all’albo. Solo l’inevitabile incertezza su contenuto, oggetto e destinatari della norma tributaria vale per invocare l’esimente di non applicabilità delle sanzioni. Senza il possesso dei beni ereditari non è possibile essere chiamati a rispondere dell’imposta di successione. L’inerenza fiscale del costo ai fini Iva non può escludersi sulla base di un mero giudizio di congruità della spese sostenuta. Anche nel caso di accesso finalizzato a verificare la rispondenza degli estratti conto bancari l’atto impositivo non può essere emesso prima del tempo. Sono i temi delle massime delle principali sentenze di Cassazione in materia tributaria e societaria dell’ultima settimana.
Il contribuente deve dimostrare la fittizietà dei componenti positivi collegati
Per potere fare escludere dalla determinazione della base imponibile ai fini delle imposte dirette e Irap i componenti positivi correlati ai componenti negativi ritenuti fittizi occorre sempre una prova adeguata. Questo in quanto per le operazioni oggettivamente inesistenti spetta al contribuente l’onere di provare la fittizietà dei componenti positivi direttamente afferenti a spese o ad altri componenti negativi relativi a beni o servizi non effettivamente scambiati per non farli concorrere, entro i limiti dell’ammontare non ammesso in deduzione delle spese predette, alla formazione del maggior reddito accertato.
•Cassazione, ordinanza 18390/2018
Il giudicato esterno per vizi formali non impedisce l’emanazione di un nuovo atto
La presenza di un giudicato riferito solo ai vizi formali del provvedimento annullato non impedisce che l’ente impositore, entro il termine di decadenza, possa notificare il provvedimento emendato dal vizio formale. Questo in quanto, se pure il principio del giudicato impedisce che possano farsi valere gli effetti dell’atto annullato, l’ente impositore non è mai inibito nell’esercitare ex novo, sempre nel rispetto dei termini, la propria potestà impositiva.
•Cassazione, ordinanza 18420/2018
L’iscrizione all’albo artigiani condizione non basta per essere creditore privilegiato
Pur avendo effetto costitutivo l’iscrizione all’albo delle imprese artigiane non è sufficiente per richiedere l’insinuazione al fallimento al privilegio in base all’articolo 2751-bis del Codice civile per i crediti vantati. Questo in quanto per l’impresa artigiana siffatta iscrizione costituisce elemento necessario ma non sufficiente per il riconoscimento del privilegio, che deve invece sempre essere valutato in base agli altri elementi concorrenti previsti dalla legge 443 del 1985.
•Cassazione, sentenza 18723/2018
Solo l’incertezza su contenuto, oggetto e destinatari della norma evita le sanzioni
L’incertezza normativa oggettiva, prevista dagli articoli 8 del Dlgs 546/1992 e dell’articolo 6, secondo comma del Dlgs 472/1992, che costituisce causa di esenzione del contribuente dalla responsabilità amministrativa tributaria, per essere integrata necessita di una condizione di inevitabile incertezza sul contenuto, sull’oggetto e sui destinatari della norma tributaria. Questo in quanto tale status non ha il suo fondamento nell’ignoranza giustificata ma nell’impossibilità, abbandonato lo stato di ignoranza, di pervenire comunque allo stato di conoscenza sicura della norma giuridica tributaria.
•Cassazione, ordinanza 18718/2018
Non basta la mera chiamata all’eredità per i debiti del defunto
Fino all’accettazione dell’eredità, chi non è in possesso di beni ereditari non risponde dell’imposta di successione, mentre chi ne è possessore non può rispondere oltre il limite del loro valore. Questo in quanto colui che agisce in giudizio nei confronti del preteso erede per debiti del defunto deve provare l’assunzione nel convenuto della qualità di erede, che non può evidentemente desumersi dalla mera chiamata all’eredità.
•Cassazione, ordinanza 19030/2018
L’indetraibilità Iva richiede la prova della manifesta antieconomicità
Ai fini Iva l’inerenza del costo non può escludersi in base ad un giudizio di congruità della spesa a meno che l’amministrazione non riesca a dimostrare la sua macroscopica antieconomicità facendola valere quale indizio di connessione tra costo e attività di impresa. In tal caso, infatti, l’onere probatorio dell’amministrazione è aggravato ed assume rilievo non solo la mera sproporzione o l’incongruenza tra costo e valore del bene acquistato, ma pure la manifesta antieconomicità che denota la mancanza di correlazione all’attività d’impresa.
•Cassazione, sentenza 18904/2018
Contraddittorio preventivo dopo l’accesso per i controlli sui conti
Anche se l’accesso presso il luogo d’esercizio dell’attività è finalizzato unicamente al reperimento della documentazione bancaria per verificare la rispondenza degli estratti conto rispetto alla contabilità della società ai fini procedimentali, l’Amministrazione deve ugualmente rispettare il termine dilatorio di sessanta giorni prima di emettere l’accertamento. Questo in quanto l’illegittimità dell’atto impositivo emesso ante tempus è posto a garanzia del pieno dispiegamento del contraddittorio processuale per consentire il più efficace esercizio della potestà impositiva.
•Cassazione, ordinanza 19128/2018
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