Controlli e liti

FISCO E SENTENZE/Le massime di Cassazione: principio di competenza, concordato con riserva, leasing

di Luca Benigni, Ferruccio Bogetti e Gianni Rota

Senza motivazione per relationem l’accertamento dei maggiori redditi di partecipazione al socio accomandatario che ha già sottoscritto il Pvc della Guardia di Finanza. Anche dopo la chiusura del bilancio purché prima della presentazione di Unico si applica il principio di competenza. Per il sequestro degli automezzi utilizzati dai contrabbandieri è l’agenzia delle Dogane che paga la sosta ai posteggiatori che le custodiscono. Ricorso per concordato con riserva procedibile anche con semplice sottoscrizione del difensore incaricato dal legale rappresentante. Sono i temi della rassegna delle massime delle principali pronunce di Cassazione in materia tributaria e societaria depositate nella settimana dal 4 all’8 settembre.

ACCERTAMENTO E CONTENZIOSO

Senza motivazione per relationem l’accertamento al socio accomandatario che ha già sottoscritto il Pvc
Il socio accomandatario della Sas non è legittimato ad opporsi all’accertamento a lui notificato per i maggiori redditi di partecipazione conseguenti all’accertamento della società di persone lamentando l’omessa allegazione della documentazione riferita all’istruttoria svolta nei confronti della società (nel caso di specie, processo verbale di constatazione della Guardia di Finanza nella verifica effettuata nei confronti della società). Questo perché la legale conoscenza di tutta l’attività istruttoria svolta dall’amministrazione è sempre da intendersi conosciuta dal socio accomandatario che nella sua qualità di amministratore risulta essere il naturale destinatario dell’avviso di accertamento della società. Infatti l’obbligo della motivazione “per relationem”, che prevede che debba essere allegato all’accertamento ogni documento richiamato nella motivazione di esse, non può riferirsi ad atti di cui il contribuente abbia già integrale e legale conoscenza per effetto di una precedente notificazione. Diversamente argomentando si avrebbe una interpretazione puramente formalistica in contrasto con il criterio ermeneutico che impone di dare alle norme procedurali una lettura che da una parte faccia salva la funzione di garanzia loro propria e dall’altra limiti però le cause di invalidità chiaramente irragionevoli.
Cassazione, sentenza 20798/2017

Anche dopo la chiusura del bilancio si applica il principio di competenza
Nella determinazione del reddito d’impresa i costi vanno sempre dedotti applicando il principio di competenza secondo cui i requisiti di certezza e di determinabilità degli stessi si realizzano anche se sono maturati dopo la chiusura dell’anno di imposta ma precedentemente alla redazione e presentazione della dichiarazione dei redditi, così da poterne consentire, in conformità con l’articolo 14 del Dpr 600 del 1073, la legittima rilevanza a carico dello stesso anno. Questo perché i costi sostenuti dopo la chiusura dell’esercizio ma incidenti sul ricavo netto determinato dalle operazioni dell’anno già definito, devono costituire elementi di rettifica del bilancio dell’anno precedente, così concorrendo a formare il reddito d’impresa. Da ciò emergono due conseguenze. In primo luogo, va confermato il rilievo dell’amministrazione effettuato nei confronti di un’industria chimica farmaceutica riguardanti gli interessi passivi maturati nel periodo d’imposta 2003, sopravvenienza passiva derivante da crediti rinunciati nel 2003 e sopravvenienze passive derivanti dal venire meno, nel corso del 2003, di proventi già contabilizzati ed assoggettati a tassazione in precedenti periodi di imposta, che andavano indicati tra oneri di competenza dell’esercizio 2002 pur essendo stati conosciuti dopo la chiusura del relativo bilancio e per i quali la società doveva effettuare nelle scritture contabili gli aggiornamenti consequenziali del bilancio relativo sino al termine della presentazione della dichiarazione. In secondo luogo è preclusa alla contribuente la facoltà di scelta tra l’effettuazione della deduzione di un costo in un esercizio diverso da quello individuato dalla legge come esercizio di competenza, neppure al dichiarato fine di bilanciare componenti positivi e negativi di reddito, atteso che le regole sull’imputazione temporale dei componenti negativi sono invocati sia per il contribuente che per l’amministrazione e non è richiesto un qualche giudizio sull’esistenza o meno di un danno erariale, con la conseguenza che la maggior imposta è restituibile nei limiti ordinari della prescrizione a far data dal formarsi del giudicato sulla legittimità del ricupero dei costi in relazione all’annualità non di competenza.
Cassazione, sentenza 20805/2017

Per il sequestro degli automezzi è l’agenzia delle Dogane a pagare la custodia
L’amministrazione delle Dogane che ha disposto il sequestro delle automobili utilizzate per il compimento del reato di contrabbando è poi obbligata nei confronti dei privati posteggiatori ai quali ha demandato le prestazioni di custodia. Questo in quanto il diritto al compenso di coloro che hanno custodito i predetti beni non è mai subordinato alla previa adozione di un provvedimento di liquidazione da parte dell’autorità giudiziaria e potendo così costoro rivolgersi direttamente al giudice ordinario, non si applica la norma del codice penale in tema di compensi resi dal custode all’autorità giudiziaria. Va pertanto rigettata la richiesta di pagamento di oltre 66mila euro richiesti dall’agenzia delle Dogane per prestazioni di custodia giudiziale di autoveicoli sequestrati in data anteiore al 12 giugno 1971 nel corso di operazioni di polizia giudiziaria, relative a reati di contrabbando di tabacchi esteri lavorati.
Cassazione, sentenza 20848/2017

SOCIETÀ E BILANCI

Ricorso per concordato con riserva anche con semplice sottoscrizione del difensore incaricato
Al momento della presentazione della domanda di concordato con riserva basta che il ricorso sia sottoscritto personalmente dal difensore munito di procura conferitagli dal legale rappresentante dell’impresa. Questo in quanto tale fase è distinta dalla successiva comportante il completamento del deposito, nel termine fissato dal giudice, con la presentazione della proposta concordataria unitamente al piano e alla documentazione, per la quale devono essere obbligatoriamente rispettate le formalità prescritte dall’articolo 152 della legge fallimentare ovvero l’assunzione della decisione da parte dell’organo competente, la verbalizzazione notarile e la conseguente pubblicità presso il Registro imprese.
Cassazione, sentenza 20725/2017

La fattura attestante l’avvenuto smaltimento delle rimanenze evita la bancarotta per distrazione
La fattura attestante l’avvenuto smaltimento delle rimanenze di magazzino costituisce circostanza esimente a favore dell’imprenditore fallito accusato di bancarotta fraudolenta. Questo in quanto, per ritenere provata la condotta distrattiva, non è sufficiente invocare la discrasia tra la data di smaltimento e quella di emissione della fattura ma occorre invece un’analisi approfondita in grado di fare emergere l’eventuale falsità della fattura.
Cassazione, sentenza 40277/2017

Fallimento dell’utilizzatore, società ammessa al passivo solo in caso di leasing traslativo
L’articolo 72 della legge fallimentare che regolamenta la sorte dei rapporti contrattuali pendenti si applica al contratto di leasing in essere al momento del fallimento dell’utilizzatore mentre se risulta risolto anteriormente alla dichiarazione di fallimento il giudice delegato, per potere ammettere al passivo la società di leasing, deve verificare preventivamente se si trattava di leasing traslativo o finanziario. Questo in quanto, in base ad un’interpretazione analogica dell’articolo 1526 del Codice civile, solo per il leasing traslativo può essere riconosciuta, alla società di leasing che ha risolto il contratto prima della dichiarazione di fallimento, la liquidazione di una somma a titolo di equo indennizzo.
Cassazione, sentenza 20890/2017

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