Adempimenti

Nel labirinto Fisco dove impazzano le «sostitutive»

di Sergio Beraldo e Giovanni Esposito

Qualche giorno fa il ministero dell’Economia e delle Finanze ha pubblicato i redditi dichiarati ai Irpef per l’anno 2016, per la totalità dei contribuenti (si veda, da ultimo, Il Quotidiano del Fisco del 4 aprile ). Va precisato che la correlazione fra introito percepito e quello imponibile ai fini Irpef è tutt’altro che proporzionale. Alcuni hanno una tassazione attinente a meri valori catastali, una sempre maggior quota di proventi è sottratta parzialmente o totalmente alla progressività dell’Irpef, altri neanche transitano per la dichiarazione dei redditi.

Senza alcuna pretesa di scientificità, alcune simulazioni permettono di stimare, con ragionevole approssimazioni per singola categoria, i disallineamento dei redditi percepiti rispetto a quelli imponibili ai fini Irpef dei contribuenti italiani.

I redditi fondiari (domenicali, agrario eccetera) tassano il possesso e la coltivazione dei terreni forfettariamente in base alle tariffe di estimo. Un calcolo dei redditi analitici non è semplice, ma i dati Irap 2016 (unico riferimento disponibile), indicando un valore della produzione agricola per i contribuenti persone fisiche e società di persone pari 11,2 miliardi di euro, confermano che sono di gran lunga superiori a quelli assoggettati (1,9 miliardi di euro).

Ai redditi imponibili da fabbricati, pari a 27,5 miliardi di euro, vanno effettuate le seguenti rettifiche: scomputo quota da rendita catastale per abitazione principale (8,8 miliardi) e immobili non locati (0,7 miliardi di euro), rivalutazione al 100% dei canoni di locazione assoggettati ad Irpef (sono imponibili al 95%), imputazione dei canoni soggetti a cedolare secca (12,9 miliardi di euro).

I redditi da lavoro dipendente ed assimilati vanno integrati con i premi di produttività (1,9 miliardi di euro) che soggiacciono a imposta sostitutiva, mentre nessuna rettifica va effettuata agli introiti da pensione.

Per i titolari di partita Iva i redditi vanno incrementati con quelli rientranti nei regimi fiscali agevolati ed assoggettati ad imposta sostitutiva: nel 2015 sono risultati 2,2 miliardi di euro per i lavoratori autonomi e 3,2 miliardi di euro per le imprese.

Gli utili e gli altri proventi equiparati corrisposti da società di capitali o enti commerciali subiscono una diversa tassazione se la partecipazione è qualificata o meno. Nel primo caso concorrono alla formazione del reddito Irpef limitatamente al 40% o 49,72% del loro ammontare, con l’esito che gli imponibili per le plusvalenze di natura finanziaria ed i redditi da capitale dichiarati ai fini Irpef vanno incrementati del 150% o 101% per un totale di 4,6 miliardi di euro. Nel secondo caso, l’erogazione di dividendi, interessi e premi (ovvero plusvalenze) è assoggettato, al momento della loro corresponsione, ad una ritenuta del 26% a titolo d’imposta.

Tali frutti non soggiacciono ad alcuno obbligo dichiarativo; ciò nonostante, dal bollettino annuale delle entrate tributarie, l’evidenza delle imposte sostitutive versate permette di calcolare che tali redditi siano ammontati a circa 44 miliardi di euro nel 2016.

La totalità dei redditi percepiti dai contribuenti può essere stimata come superiore di circa 70 miliardi di euro (+8-9%) a quella dichiarata ai fini Irpef (da 830 a 900 miliardi di euro) per effetto combinato di 10 miliardi euro di imponibile riferibile a valori catastali (e quindi non incassati) e 80 miliardi di euro esclusi oppure assoggettati ad imposte sostitutive; in altri termini il reddito medio percepito è superiore del 10% a quello Irpef (da 20 a 22 mila euro).

I redditi agrari vengono tassati in maniera forfettaria e del tutto svincolata da criteri analitici. La base imponibile dei proventi da locazione è progressivamente erosa dall’opzione per la cedolare secca.

Meno di 1/10 (4,6 miliardi su 53,3 miliardi di euro) dei redditi finanziari e da capitale transita per la dichiarazione Irpef e soggiace alle regole della progressività, con beneficio delle classi più abbienti, in quanto è legittimo immaginare che tali introiti crescano all’aumentare del reddito.

In conclusione, i dibattiti e le analisi sui redditi Irpef dei contribuenti, senza le dovute rielaborazioni, hanno scarso valore comparativo, essendo le relative dichiarazioni fiscali tutt’altro che lo specchio fedele della situazione fiscale del singolo. Basti pensare, a titolo esemplificativo e non esaustivo, che un percettore di utili da partecipazioni qualificata ante 2007 che espone nel quadro RL redditi da capitale pari a 40 mila euro, in realtà ne ha percepiti 100 mila.

I dati delle dichiarazioni 2017 a confronto

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