Imposte

«Prima casa, fisco iniquo»: scontro Ue-Italia

di Beda Romano

La Commissione europea ha confermato ieri di aver scelto la mano leggera sul fronte dei conti statali, almeno per ora, considerando la manovra di bilancio adottata in aprile dal Governo Gentiloni sufficiente «in questa fase» per evitare sanzioni a causa del debito pubblico sempre elevato. Mettendo l’accento sulle perduranti debolezze dell’economia italiana, l’esecutivo comunitario ha rinviato all’autunno un nuovo (difficile) esame delle finanze pubbliche italiane.

«La Commissione europea conferma che sono state adottate le ulteriori misure di bilancio richieste per il 2017, e che pertanto in questa fase non sono ritenuti necessari interventi supplementari per garantire la conformità con il criterio del debito», ha spiegato ieri qui a Bruxelles il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici. Nel contempo, la stessa Commissione ha deciso di non proseguire la procedura legata alla presenza nell’economia nazionale di squilibri eccessivi.

«La Commissione europea – ha spiegato quest’ultimo – ha concluso che non vi sono dati analitici che giustifichino il passaggio alla fase successiva della procedura», a condizione che l’Italia attui «pienamente le riforme indicate» nelle raccomandazioni-paese. La procedura era scattata a suo tempo per via di due aspetti preoccupanti: da un lato la bassa competitività dell’economia; dall’altro l’elevato livello del debito pubblico (si veda Il Sole/24 Ore del 23 febbraio).

A convincere la Commissione è stato il Piano nazionale delle riforme messo a punto dal ministero dell’Economia a Roma, considerato sufficientemente ambizioso. «L’adozione dell’agenda di riforme sarà seguito da vicino con un monitoraggio specifico», ha però avvertito Bruxelles, scontenta per una tempistica spesso non rispettata. Lo sguardo corre in particolare alle molte sofferenze bancarie che continuano a pesare sui bilanci di alcuni istituti di credito e sull'economia in generale.

Quanto alle quattro raccomandazioni-paese presentate anch’esse ieri e che devono guidare la politica economica del governo nei prossimi 12-18 mesi, l’esecutivo comunitario è tornato a mettere l’accento sulle perduranti difficoltà italiane: la presenza di mercati protetti, l’inefficienza della pubblica amministrazione, la lentezza della giustizia civile, l’ingiustizia delle politiche di tassazione, l’eccessiva centralizzazione della contrattazione collettiva.

In questo contesto, la Commissione europea ha consigliato nuovamente di rivedere la decisione nel 2015 del Governo Renzi di abolire tout court la tassa sulla prima casa, suggerendo di reintrodurla almeno per i redditi più elevati. Non è di questo parere il ministro dell’Economia: «Le riforme fiscali – ha detto Pier Carlo Padoan qui a Bruxelles per una riunione ministeriale – vanno viste nel loro insieme. Direi che cambiare idea su una tassa che è stata appena cambiata da pochi mesi non è una buona idea».

Proprio ieri l’Istat ha rivisto al rialzo la stima di crescita italiana per il 2017, dallo 0,9 all’1,0%. Nonostante il ritocco all’insù, rimane un divario con gli altri paesi della zona euro. «Oggi è una giornata in cui sottolineo, tra i vari messaggi di ottimismo che ci sono, quello dell’aggiustamento al rialzo delle previsioni di crescita del nostro Paese», ha detto Paolo Gentiloni. «Si dirà – ha aggiunto il premier, riferendosi alle stime – che l’Istat le ha aggiustate solo di uno 0,1%, ma qui si vive di aggiustamenti progressivi».

Tornando alle finanze pubbliche, l’esecutivo comunitario ha confermato la mano leggera per quanto riguarda il risanamento previsto nel 2018. Secondo le norme comunitarie, l’Italia dovrebbe ridurre il disavanzo strutturale dello 0,6% del prodotto interno lordo. Bruxelles non rinnega d’emblée la regola europea, ma è convinta che per molti paesi – non solo l’Italia – sia necessario trovare un giusto equilibrio tra rafforzamento della crescita economica e sostenibilità del bilancio nazionale.

Ricordando la particolare ripresa economica, segnata da bassa inflazione che penalizza i paesi ad alto debito, la Commissione europea si è riservata «un margine di apprezzamento». Per certi versi, sembra farsi strada un surrettizio allentamento di bilancio, così come l’aveva proposto Bruxelles l’anno scorso, prima che fosse bocciato dal Consiglio. «È la prima volta» ha sottolineato ieri in serata con una nota il ministero dell’Economia che l’Ue riconosce «l’importanza di perseguire non soltanto l’obiettivo dei conti in ordine ma contemporaneamente anche l’obiettivo di una crescita più sostenuta». Si tratta, sottolinea il Mef «di un riconoscimento del percorso seguito dal Governo negli ultimi 3 anni».

Ciò detto, l’esecutivo comunitario ha avvertito che intende «riesaminare il rispetto italiano del criterio del debito nell’autunno del 2017» sulla base dei dati più recenti. In buona sostanza, la partita sul fronte dei conti pubblici è rinviata alle trattative in autunno, tutte dedicate a una complessa legge di stabilità per l’anno prossimo. Infine, a proposito delle voci su eventuali elezioni anticipate, il commissario Moscovici ha preso posizione per la continuità: «Rispettiamo l’elettorato italiano, ma auspichiamo veramente che l’Italia resti quello che è, un Paese credibile e forte» poiché «l’eurozona è una coproprietà e l’Italia fa parte degli azionisti più importanti».

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