Pronto il decreto salva imprese per la tassa rifiuti
Il decreto che ferma la Tari per i magazzini delle imprese e per le attività commerciali medio-grandi «è quasi pronto», e la sua emanazione dovrebbe arrivare a breve.
La questione è nota, ma la novità è nel fatto che l’annuncio è arrivato ieri direttamente da chi è chiamato a firmare il provvedimento, cioè il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti. Rispondendo in Aula alla Camera a un nuovo question time sui tanti problemi della Tari presentato dal Movimento 5 Stelle (Giuseppe L’Abbate e Alberto Zolezzi), Galletti ha illustrato i dettagli del provvedimento che fissa i confini della tassa individuando «l’elenco delle attività e dei codici dei rifiuti che possono essere assimilati ai rifiuti urbani» (e quindi devono pagare). E, appunto, ha spiegato che il tutto è in dirittura d’arrivo.
Dietro la questione tecnica si nasconde uno dei problemi più sentiti della tassazione locale su imprese, artigiani e commercianti. Questi dovrebbero pagare la Tari solo sui rifiuti che smaltiscono con il servizio pubblico, in quanto «assimilati» a quelli urbani. Ma senza regole certe le assimilazioni operate sul territorio sconfinano, moltiplicano l’imposta e alimentano un’infinità di battaglie giudiziarie che spesso arrivano alla Cassazione.
Il caos è alimentato dal fatto che le regole sulle assimilazioni, previste dalla riforma del Codice dell’ambiente del 2006, non sono mai state emanate. Sul tema è intervenuto nei mesi scorsi anche il Tar Lazio, imponendo al governo un termine per l’adozione del decreto: la scadenza è passata, ma il decreto c’è e, stando alle parole del ministro, dovrebbe trovare presto la strada della Gazzetta Ufficiale.
Secondo l’ultima bozza, la Tari non dovrebbe essere applicata ai magazzini e dovrebbe limitarsi a mense e locali di servizio nel caso di attività commerciali medio-grandi come negozi di abbigliamento, autosaloni e librerie con più di 400 metri quadrati di superfici di vendita, supermercati che superano gli 800 metri quadrati, edicole, farmacie e tabaccai da oltre 250, e via dicendo. Sempre, ovviamente, che la firma arrivi davvero, superando il solito problema che si fa delicato alla vigilia delle elezioni: la Tari deve coprire i costi del servizio, e ogni riduzione d’imposta a una categoria rischia di ribaltarsi su tutti gli altri. Il conto, insomma, potrebbe appesantirsi per le case.