Tessere di buon senso per una buona riforma
Con il voto di fiducia, il Governo potrà finalmente iniziare a lavorare. Un banco di prova decisivo sarà rappresentato, come sempre, dal fisco, considerando anche che la precedente legislatura ha lasciato in sospeso troppe cose, non solo l’eredità dell'aumento dell'Iva. Quindi - parallelamente alla flat tax, da attuare in modo intelligente, generalizzato e finanziariamente equilibrato - vanno introdotti interventi di “buon senso”.
Uno dei primi consisterà, come da contratto di governo, nella cosiddetta pace fiscale. Chi storce il naso, non tiene conto del fatto che esperienze, anche recentissime, stanno lì a testimoniare l'interesse del legislatore a creare incentivi alla sanatoria. Nella scorsa legislatura gli interventi realizzati, seppur ispirati alla condivisibile logica di deflazionare il contenzioso, non hanno però brillato né per acume, né per semplicità. Si può far meglio, anzitutto immaginando un meccanismo analogo alla voluntary disclosure, ma con un'applicazione più ampia e vantaggi più incisivi e mirati. Andrebbe pure riproposta la rottamazione delle liti, ma in una versione più razionale, in grado, cioè, di discernere tra situazioni che meritano anche abbattimenti d'imposta e quelle che meritano solo vantaggi sanzionatori. È doveroso, infine, immaginare una sanatoria del contante, per liberare una ricchezza sottratta ai circuiti legali. Il tutto senza dimenticare le nuove forme di ricchezza detenute anonimamente tramite cripto-valute. Insomma, la pace fiscale è possibile e auspicabile. Si tratta di non ripetere gli errori del recente passato.
Quanto al capitolo razionalizzazioni, un primo dossier è quello delle imprese minori. La scorsa legislatura ha rifilato solo “fregature” a questi soggetti, che rappresentano la gran parte del nostro sistema economico. Il regime di cassa si è risolto in un aggravio in termini di perdite non recuperabili e la stessa Iri è stata continuamente rinviata, neppure salvaguardando gli acconti versati. Senza dimenticare che le imprese saranno costrette agli obblighi di fatturazione elettronica: un adempimento la cui attuazione non graduale potrebbe danneggiare soprattutto le Pmi. Insomma, un intervento dedicato alle imprese minori è una priorità, magari partendo da una “vera” eliminazione degli studi di settori.
Occorre, poi, metter mano all'espansione sconsiderata dello split payment, quantomeno introducendo correttivi idonei a evitare il pregiudizio finanziario che tale meccanismo cagiona a chi opera con la Pa. Ancora, è necessario rivedere il regime delle perdite fiscali, eliminando il non senso di ben cinque regimi differenziati: per soggetti Ires, soggetti Irpef in ordinaria, in semplificata, soggetti Iri e minimi. Insomma, un guazzabuglio. Perché non estendere le regole Ires a tutti? Altro tema da affrontare è, poi, quello della fiscalità dei veicoli aziendali, magari evitando le inutili complicazioni e diversificazioni dell'attuale sistema e – perché no - stimolando l'acquisto di veicoli a basso impatto ambientale.
Da ultimo, un'attenzione particolare va dedicata alle Agenzie fiscali, che vivono da tempo una fase di forte imbarazzo, collegata alla posizione dei dirigenti incaricati. Un intervento è necessario per rimettere le cose finalmente in ordine e ridare slancio al contrasto all'evasione.
Qualcuno potrà eccepire che si tratta di interventi di dettaglio e non di sistema. Per me sono interventi necessari e possibili. D'altro canto, è solo partendo dalle cose necessarie e possibili che si realizzano, nel tempo e con il giusto equilibrio, i progetti (che sembrano) impossibili.