Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini verso la direzione
L’agenzia delle Entrate cambia volto. O meglio si prepara a cambiare governance. Si volta pagina, infatti, con l’uscita di Rossella Orlandi e l’ingresso di Ernesto Maria Ruffini nel ruolo di direttore generale. Il Consiglio dei ministri-lampo di ieri ha avviato la procedura per la nomina dell’attuale ad e presidente (ma anche commissario straordinario) di Equitalia alla guida dell’Agenzia. Un percorso che vedrà come passaggio successivo l’esame in Conferenza Stato-Regioni prima di tornare di nuovo in Cdm. Operazione che si potrebbe concludere nelle prossime 48 ore con un esame lampo nella Conferenza in calendario domani e un ritorno a Palazzo Chigi venerdì per l’approvazione definitiva. Il decreto di nomina dovrà essere poi firmato dal Presidente della Repubblica e registrato dalla Corte dei conti. La procedura, dunque, dovrebbe concludersi nel giro di due o tre settimane al massimo, limitando la vacatio al vertice delle Entrate dal 12 giugno (data di scadenza dell’incarico della Orlandi). La posizione del direttore uscente, invece, è ancora da definire ma con tutta probabilità Orlandi potrebbe accettare di mettere la sua decennale esperienza e competenza in materia tributaria a disposizione del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, o del dipartimento delle Finanze.
Un dato è certo. Dal 1° luglio l’attuale ad, presidente e commissario straordinario di Equitalia sarà a capo di tutta la “filiera” del Fisco: dai servizi ai contribuenti, passando per l’accertamento fino ad arrivare alla riscossione. E qui sta la prima grande sfida. Gestire la transizione dell’attuale Spa verso il nuovo ente pubblico economico sotto l’ala delle Entrate. Ruffini e il suo staff stanno lavorando da mesi allo statuto del nuovo soggetto. Con non poche difficoltà, soprattutto sul fronte del personale, se si considera che il sindacato Dirpubblica ha impugnato al Tar Lazio il decreto di nomina a commissario straordinario. E questo potrebbe essere solo una sorta di antipasto di quello che troverà all’agenzia delle Entrate dove, ad esempio, c’è la questione dirigenti da risolvere: con le Pot (posizioni organizzative temporanee) appena prorogate dalla conversione della manovrina e i concorsi da portare a termine.
Ma la sfida più di sistema riguarda il volto nuovo da dare all’intera macchina fiscale italiana. Del resto, le idee di Ruffini sono apparse molto chiare. Dal palco della prima Leopolda nel 2010 aveva lanciato i due progetti del fisco telematico: la dichiarazione precompilata e la fatturazione elettronica. Progetti portati avanti in questi due anni dalla Orlandi e che ora dovranno essere completati. Il primo guardando al mondo delle partite Iva e il secondo per renderlo se non obbligatorio il più conveniente possibile per chi la sceglierà. Ma il digitale e la semplificazione sono un vero e proprio pallino per il 48enne avvocato tributarista palermitano (ma romano d’adozione). E i risultati sono diventati tangibili anche a livello numerico. Da luglio 2016, ad esempio, il nuovo portale Equitalia ha triplicato gli accessi e i servizi digitali che ormai viaggiano ad una media di 1,5 milioni di accessi al mese. L’app Equiclick partita ad agosto è stata scaricata da 50mila utenti. Poi c’è stato «Cartella amica», ossia la possibilità di far accompagnare la cartella esattoriale da un modello già precompilato con cui poter subito chiedere e scegliere di pagare a rate. E ancora la spinta all’uso massivo della posta elettronica certificata (4 milioni da giugno a novembre 2016) invece delle raccomandate. A novembre scorso, poi, ha lanciato «Sms - Se mi scordo», il servizio di notifiche via sms o e-mail, dedicato a tutti i contribuenti che hanno un piano di rateizzazione attivo e/o che sono interessati a ricevere un promemoria in caso di affidamento ad Equitalia di un nuovo carico da riscuotere. E da due mesi si è aggiunto anche Equipay: il servizio con cui si possono pagare i Rav anche coi bancomat abilitati al circuito Cbi, circa 15mila in Italia.
Anche sul fronte riscossione Ruffini ha conseguito risultati importanti: 17 miliardi recuperati con un aumento del 17% rispetto ai due anni precedenti. Il tutto con una politica di spending review interna che ha ridotto del 10% le retribuzioni dei dirigenti ma anche il numero e con l’introduzione di regole molto più vincolanti su costi e trasferte.