ApprofondimentoDiritto

Riqualificazione dell’appalto certificato, tra dubbi applicativi e certezza del diritto

di Giuseppe Barbera e Attilio Romano

N. 42

Settimana Fiscale

Il recente orientamento della Corte di Cassazione, che riduce la certificazione a mero elemento probatorio, contrasta con la giurisprudenza sull’imposta di registro, in cui tipicità e forma impediscono riqualificazioni extratestuali. Tale impostazione si discosta anche dal rafforzamento delle garanzie procedurali sull’abuso del diritto (Cassazione n. 10705/2025), estese anche ai casi atipici. L’incertezza per gli operatori cresce ulteriormente in ragione di pronunce di merito (Cgt Forlì n. 70/2025) che confermano l’orientamento più rigoroso, mentre la riforma fiscale (legge 111/2023) mira a rafforzare certezza e legittimo affidamento. Il contributo evidenzia tale incoerenza e propone di ricondurre la contestazione fiscale sugli appalti certificati a due percorsi tipizzati: l’impugnazione davanti al giudice del lavoro o la procedura di abuso del diritto ex articolo 10 bis Statuto del Contribuente, al fine di bilanciare esigenze erariali e tutela dei contribuenti.

La funzione promozionale e di effettività della certificazione

La certificazione dei contratti, prevista dal Dlgs n. 276/2003, ha come scopo principale quello di garantire certezza e stabilità giuridica non solo tra le parti, ma anche nei confronti di terzi e autorità pubbliche.

L’articolo 79 del decreto sancisce l’efficacia erga omnes delle decisioni dell’organo di certificazione, che può essere messa in discussione...