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Terzo settore, per l’iscrizione al Runts va indicato il codice dell’attività svolta

Va indicato il riferimento secondo la classificazione Icnpo (international classification of nonprofit organizations) per finalità statistiche

di Ilaria Ioannone e Gabriele Sepio

Per l’iscrizione al Registro unico nazionale del Terzo settore (Runts) diventa necessario indicare anche l’attività svolta secondo la classificazione Icnpo (international classification of nonprofit organizations). Una novità questa che molte realtà non profit hanno riscontrato con l’accesso alla piattaforma telematica del Runts. A ben vedere si tratta di una classificazione elaborata dalla Hopkins University (Baltimora, Usa), nell’ambito di un progetto di ricerca internazionale sulle istituzioni non profit che individua ben 12 settori e 29 sottogruppi che specificano le attività non profit differenziandole in base ai tipi di servizi o beni che forniscono (ad esempio salute, istruzione, protezione ambientale).

Le finalità statistiche

Una classificazione questa richiesta ai fini dell’iscrizione nel Runts, dettata dalla necessità di indicare da parte dell’ente precisi codici al fine di individuare, per finalità statistiche, le attività che la realtà intende esercitare.

Si pensi, per esempio, a una fondazione che richiede l’iscrizione nella sezione dedicata agli enti filantropici. In questo caso, potrà indicare il codice Icnpo 8100 che corrisponde all’attività di natura erogativa. Così come nel caso in cui un ente svolga servizio socio-sanitario il codice di riferimento sarà il 4100.

A ben vedere, si tratta di una classificazione che si rifà ai codici Ateco (2007) ma che appare maggiormente adeguata rispetto a quest’ultima. Infatti se si fa un raffronto tra questa classificazione e quella Incpo emergono dei difetti di precisazione nell’articolazione dei codici Ateco. Si pensi ad esempio alla sezione relativa alla «Sanità e assistenza sociale» (Q) in cui rilevano solo tre dicotomie a fronte delle sette previste nell’Icnpo. Allo stesso modo nel settore delle «Altre attività di servizi» (S) emerge un raggruppamento residuale (delle attività che non hanno trovato una precisa collocazione) all’interno della quale, però, sono inseriti notevoli settori degli enti non profit. Una classificazione quella Icnpo che è stata rinnovata prevedendo alcune attività sinora non identificate e che contraddistinguono il non profit italiano come agricoltura, attività manifatturiere, commercio, alberghi e ristoranti, trasporti, servizi alle imprese, eccetera.

Lo svolgimento di più attività

Chiariti tali aspetti, tuttavia, non ci si può esimere dall’evidenziare come nell’applicare l’Incpo potrebbero sorgere alcune questioni. Si pensi ad esempio al caso in cui l’ente svolga una o più attività. In questo caso, a rigore la selezione di una attività rispetto ad un’altra dovrebbe seguire la classificazione in base quella prevalente che viene identificata in relazione alle risorse economiche utilizzate o, in mancanza di tale informazione, al numero dei dipendenti e dei volontari impiegati.