Imposte

Basi imponibili e aliquote, l’Iva cambia faccia ma ci vuole l’ok della Ue

Nel mirino le accise per favorire l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili

di Benedetto Santacroce

Ridistribuzione delle basi imponibili e ridefinizione del numero e dei livelli delle aliquote Iva, nonché in materia di accise armonizzate, intervento sulla struttura dell’imposta, per contribuire alla graduale riduzione delle emissioni di gas climalteranti nella logica del Green deal lanciato dall’Unione Europea il 14 luglio 2021 con l’approvazione di una serie di proposte normative.

Queste le principali direttive su cui si muoverà il legislatore per riformare il settore delle imposte indirette.

In particolare, per quanto riguarda l’Iva, la legge delega della riforma fiscale, prende in considerazione tutte le criticità che nel tempo sono state dimostrate in materia di aliquote e di determinazione della base imponibile. Il tema, in diverse occasioni e in presenza di istanze presentate da diversi settori economici, ha già mostrato le forti carenze dell’attuale sistema delle aliquote. Sotto questo profilo le criticità riscontrate, che solo in parte risiedono nella rigidità del sistema Ue dell’Iva, risentono della sedimentazione nel tempo di una struttura della tariffa che non tiene in debita considerazione profili ed esigenze legate a finalità di sostegno dei consumi ovvero di politiche sociali che favoriscano l’accesso dei più a beni e servizi essenziali.

La riforma, comunque, per poter raggiungere gli scopi che si prefigge, passa necessariamente dall’approvazione a livello Ue delle direttive (oggi ancora pendenti sul tavolo del Consiglio europeo) che liberalizzano la fissazione, da parte dei singoli Stati membri, delle aliquote e della relativa distribuzione delle basi imponibili.

Il testo ora approvato sottende anche, sempre in materia di Iva, un intervento più ampio che razionalizzi la struttura dell’imposta allo scopo di semplificare la gestione e l’applicazione della stessa, contrastare l’erosione e l’evasione, e aumentare il grado di efficienza in coerenza con la disciplina Ue. In questa logica, si può immaginare che le intenzioni del legislatore potrebbero intervenire su altri rilevanti temi che rendono l’imposta di difficile gestione ovvero non del tutto conforme ai principi unionali.

Il progetto di riforma in materia di accise è informato ai principi del Green deal europeo e, incidendo anche in questo caso sulla struttura e sulle aliquote, ha l’obiettivo di contribuire alla riduzione progressiva delle emissioni di gas climalterante. In particolare, l’intervento riguarda la tassazione dei prodotti energetici e dell’energia elettrica e dovrebbe portare ad una nuova ridistribuzione delle aliquote favorendo l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili ed ecocompatibili. Sicuramente, nel mondo delle accise, in cui il livello di tassazione è particolarmente elevato, la riforma potrebbe prendere lo spunto per un riassetto generale dei livelli di tassazione andando a rivedere anche i meccanismi di equivalenza che in molti casi non tengono conto del potere calorico e del relativo effetto inquinante.

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