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Contributo taglia-Imu per artigiani e commercianti nelle aree interne

Il disegno di legge di Bilancio prevede un aiuto per chi possiede immobili nei centri fino a 500 abitanti

di Cristiano Dell'Oste

Non sarà l’ennesima agevolazione Imu, ma un contributo a sé stante, quello previsto a favore dei piccoli commercianti e degli artigiani nei Comuni delle aree interne. Lo prevede – per le annualità 2022 e 2023 – il disegno di legge di Bilancio attualmente all’esame del Senato.

La dote è di 10 milioni di euro per ciascuno dei due anni, e per l’attuazione servirà un decreto del ministro della Cultura (di concerto con i dicasteri dello Sviluppo economico, dell’Economia e dell’Interno). Possibile anche una convenzione per le Entrate per garantire il rispetto del limite di spesa; vale a dire, cioè, che l’erogazione potrebbe avvenire a cura dell’Agenzia, che ha già rodato il meccanismo con i vari contributi a fondo perduto. In attesa del decreto ministeriale, il disegno di legge fissa comunque alcuni paletti:

● il contributo spetterà ad artigiani e commercianti al dettaglio, che iniziano, proseguono o trasferiscono la propria attività in un Comune con popolazione fino a 500 abitanti delle aree interne, come individuate dagli strumenti di programmazione degli interventi nei relativi territori;

● gli immobili cui è riferita l’Imu dovranno essere posseduti e utilizzati per l’attività economica.

Il fatto che il contributo sia riservato anche a chi “prosegue” l’attività allarga in modo significativo la platea dei potenziali beneficiari, anche se molto dipenderà dalla nozione di “aree interne”. Una definizione si trova sul sito dell’Agenzia per la coesione sociale, che nel corso degli anni ha studiato e proposto diverse classificazioni. Secondo la metodologia per la definizione del 2014, i Comuni situati in queste zone sono 4.185, cioè poco più di metà di tutti i Comuni italiani. Tra questi, sono 670 quelli con una popolazione fino a 500 abitanti, come rilevata nel censimento 2011. La tabella pubblicata dall’Agenzia permette anche di calcolare la popolazione residente in questi centri, che supera di poco i 190mila abitanti.

Ipotizzando un contributo medio di 500 euro per artigiano o commerciante, la dote di 10 milioni sarebbe sufficiente a coprire circa 20mila esercenti.

La scelta di puntare su un contributo per il pagamento dell’Imu evita di dover compensare i Comuni per la perdita di gettito, e appare in questo senso una soluzione di semplice utilizzo su tutto il territorio nazionale. Certamente, se il contributo sarà identico per tutti i Comuni, risulteranno favoriti coloro che possiedono immobili nei centri che applicano le aliquote Imu più basse.

Il fatto che si parli di locali «posseduti e utilizzati» esclude gli immobili dati in locazione ad artigiani e commercianti. Se l’obiettivo – come dichiara lo stesso articolo di legge – è favorire il turismo e contrastare la desertificazione commerciale e l’abbandono del territorio, si potrebbe forse studiare un contributo anche per gli immobili affittati, purché condizionato alla riduzione del canone.

Nello stesso articolo del disegno di legge di Bilancio è richiamata anche la possibilità che lo Stato, le Regioni, le Province autonome e gli enti locali concedano in comodato propri immobili agli stessi artigiani e commerciati per cui è previsto il contributo Imu. Il comodato avrà una durata massima di dieci anni e il comodatario ha l’onere di effettuare a proprie spese le manutenzioni.