Professione

De Nuccio (commercialisti): anticipare il concorso per i magistrati tributari

Nell’intervento di inaugurazione dell’anno giudiziario tributario il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti chiede di anticipare il primo concorso e di ampliare il numero di posti da bandire

di Federica Micardi

Nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario tributario il presidente dei commercialisti Elbano de Nuccio ha chiesto di anticipare il primo concorso e ampliare il numero di posti da bandire.

Anticipare il concorso per magistrati tributari

«La riforma della giustizia tributaria del 2022 ha finalmente certificato la nascita della magistratura tributaria, il cui elemento qualificante è quello di garantire una più spiccata professionalizzazione e specializzazione dell'organo giudicante, attraverso il reclutamento di giudici a tempo pieno, selezionati per concorso» ha detto de Nuccio nel corso del suo intervento. Per i commercialisti l’istituzione di questa magistratura rappresenta un risultato importantissimo, che il Consiglio nazionale ha fortemente sostenuto e che non può essere messo in discussione. Perché la riforma diventi pienamente operativa servono però le necessarie professionalità. Da qui la proposta avanzata da de Nuccio: «per un più rapido popolamento del ruolo dei nuovi magistrati tributari e per una più efficace e celere messa a regime della riforma occorre che il legislatore intervenga per accelerare i tempi». La normativa infatti prevede che vengano assunti 68 nuovi magistrati l’anno dal 2024 a 2030 (per un totale di 476 unità). Secondo il presidente dei commercialisti è improbabile che si riescano a svolgere sette concorsi in sette anni. De Nuccio propone invece di anticipare il primo concorso già a quest’anno e di aumentare il numero di posti da bandire.

L’onere della prova

De Nuccio ha poi sottolineato l’importanza, tra le disposizioni sul processo tributario, di quella relativa all’espressa codificazione del principio dell’onere della prova. Al riguardo, l'auspicio dei commercialisti è che i giudici sappiano e vogliano riconoscere e valorizzare gli elementi di assoluta novità e specificità con i quali il legislatore ha inteso declinare detto principio in ambito tributario, in conformità ai principi del giusto processo e della parità delle parti. «Non credo - afferma de Nuccio - si possa derubricare l’intenzione del legislatore della riforma nella semplice riproduzione del principio codificato nell'articolo 2697 del Codice civile già ritenuto applicabile nel processo tributario, essendo invece evidente la volontà di fornire al giudice una regola di giudizio più rigorosa in particolare in presenza di accertamenti di natura presuntiva particolarmente frequenti nella nostra materia».

Più sistematicità e organicità

Quella della giustizia tributaria, ha proseguito de Nuccio, è nel complesso una buona riforma, nonostante la parte processuali manchi di quella sistematicità e organicità che una riforma di carattere strutturale avrebbe richiesto.

Resta però alcune criticità sulle quali, de Nuccio chiede di intervenire in tempi rapidi. «Mi riferisco in particolare - spiega de Nuccio - a una maggiore effettività della tutela del contribuente nei confronti del silenzio/diniego di autotutela, a una più puntuale disciplina degli effetti processuali del litisconsorzio necessario o, ancora, all’applicazione del principio della soccombenza virtuale in caso di cessazione della materia del contendere e all’eliminazione della condanna alle spese nella fase cautelare».

Assistenza tecnica

La spinta impressa dal legislatore alla specializzazione del giudice tributario e l’estremo tecnicismo delle materie da sottoporre al loro scrutinio, secondo il presidente dei commercialisti, richiedono un parallelo adeguamento delle norme in materia di abilitazione all’assistenza tecnica che, propone de Nuccio «sarebbe opportuno limitare ai professionisti iscritti negli albi degli avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro, gli unici in grado di garantire il tecnicismo e la specializzazione necessari per la pienezza, integrità ed efficacia delle facoltà difensive».

Limite valore per giudizio monocratico

La categoria torna infine a chiedere, come già fatto nel corso dell’audizione presso la commissione Bilancio del Senato sul disegno di legge di attuazione del Pnrr, l’abrogazione dell’innalzamento a 5mila euro del limite di valore per il giudizio monocratico tributario di primo grado (prevista dall’articolo 40 del Ddl 564), per tutelare così il valore della collegialità degli organi di giustizia tributaria. Le controversie in primo grado di valore non superiore a 3.000 euro pervenute nel 2021 sono il 49,6 per cento, per cui il limite di valore individuato dalla legge di riforma 130 del 2022 secondo i commercialisti deve ritenersi già sufficiente per ridurre i tempi del processo tributario di merito e garantire una maggiore efficienza del giudizio di primo grado.

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