Imposte

Incentivi 4.0, via alla cessione dei crediti alle banche

Liberalizzata fino al 2022 la circolazione dei «bonus» per investimenti in beni strumentali inclusi i software

di Carmine Fotina e Marco Mobili

Via libera dal Senato alla cessione dei crediti d’imposta maturati dalle imprese per investimenti in beni strumentali previsti dal piano Transizione 4.0. Un via libera che arriva proprio mentre il governo stima nel Recovery plan che ogni anno saranno circa 15mila le imprese interessate a utilizzare questi bonus.

La prima novità è arrivata la notte scorsa dalle commissioni Bilancio e Finanze del Senato con l’approvazione di due emendamenti al “decreto sostegni”. Come anticipato su queste pagine il 1° maggio scorso si punta a garantire maggiore liquidità alle imprese consentendo loro la possibilità di “monetizzare” i crediti d’imposta maturati con gli investimenti in beni strumentali materiali e immateriali (come i software). Tra i beni strumentali il cui acquisto è incentivato sono inclusi sia quelli 4.0 (l’ex iperammortamento) sia quelli tradizionali (ex superammortamento). La cedibilità, che scatterà dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto e durerà fino al 31 dicembre 2022, non si applica invece ai crediti d’imposta per gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione e a quelli per le spese in formazione 4.0.

L’emendamento introdotto al decreto Sostegni ora atteso al voto dell’Aula di Palazzo Madama va a modificare l’ultima legge di bilancio eliminando, in primo luogo, l’obbligo di utilizzare i crediti d’imposta 4.0 esclusivamente in compensazione. In secondo luogo viene previsto che i beneficiare dei bonus potranno, al posto dell’utilizzo diretto, scegliere per la cessione, anche parziale, dei crediti ad altri soggetti. Tra questi vengono espressamente inclusi anche gli istituti di credito e gli intermediari finanziari. E questo con la possibilità di successive cessioni dei crediti. Chi acquista i bonus potrà utilizzarli in compensazione, mentre la parte di credito non utilizzate nell’anno non sarà più fruibile negli anni successivi e non potrà essere chiesta a rimborso.

Per rendere operativa la cessione dei crediti d’imposta 4.0 sarà comunque necessario attendere il provvedimento con cui il direttore delle Entrate definirà le modalità e i tempi per l’esercizio dell’opzione, da effettuare esclusivamente in via telematica, tra cessione e utilizzo diretto dei bonus.

Per monetizzare i crediti d’imposta 4.0 le imprese dovranno utilizzare la piattaforma gestita dalle Entrate con il contributo del partner tecnologico Sogei. «Si tratta di una sorta di superbonus della liquidità», commenta il pentastellato Mario Turco primo firmatario dell’emendamento approvato in Senato, precisando che «questi crediti, grazie alla piattaforma, potranno essere usati come moneta fiscale per pagare beni e servizi, immettendo nell’economia reale un ingente flusso di risorse economiche senza alimentare ulteriore debito». Sulla piattaforma già è operativa la cessione del 110% per la riqualificazione e la messa in sicurezza degli edifici, i bonus edilizi per le ristrutturazioni o per le facciate, così come i crediti d’imposta introdotti per far fronte alla crisi sanitaria economica (tax credit affitti, bonus sanificazioni e quello per l’adeguamento dei posti di lavoro alle regole sul distanziamento).

La cedibilità dei crediti «4.0» era già stata proposta con una serie di emendamenti presentati all’ultima legge di bilancio anche su pressing dell’allora ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli. Il meccanismo arriva al traguardo ora, proprio mentre il governo - tra Recovery plan e scostamenti di bilancio in deficit - si accinge a dare copertura finanziaria per oltre 25 miliardi a tutto il piano Transizione 4.0 per investimenti da effettuare fino al termine del 2022 (con coda per consegne dei beni ordinati a metà 2023). Il Recovery plan lega al programma Transizione 4.0 il raggiungimento di alcuni obiettivi principali. La stima del governo è che, nell’arco del triennio 2020-2022, ogni anno il credito di imposta per beni materiali e immateriali 4.0 sia utilizzato mediamente da poco meno di 15 mila imprese e che quello per ricerca, sviluppo e innovazione veda come beneficiarie 10 mila aziende.

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