Terzo settore, per il calcolo del fatturato si usano solo i ricavi ai fini Ires
Una Aps non deve tenere conto dei corrispettivi versati dagli associati
Per gli enti non profit che intendono accedere al contributo a fondo perduto del Dl Rilancio (articolo 25) sono esclusi dal calcolo del calo del fatturato i ricavi “decommercializzati”. A precisarlo è l’amministrazione finanziaria con la circolare n. 22/E pubblicata il 21 luglio, in risposta ad un quesito posto da un’associazione di promozione sociale (Aps), in regime forfettario.
Il documento di prassi tuttavia merita qualche ulteriore precisazione considerato che per molti enti non profit vi sono ricavi che, pur non concorrendo alla formazione del reddito, assumono autonoma rilevanza ai fini Iva (si pensi alle Onlus).
Ma andiamo con ordine. Sotto il profilo soggettivo l’Agenzia riprende quanto già precisato nella circolare 15/E del 13 giugno scorso, confermando che tra i soggetti beneficiari della misura rientrano anche gli enti non commerciali di cui all’articolo 73, comma 1, lettera c) del Tuir (compresi gli enti del Terzo settore e gli enti religiosi, i soggetti ammessi alla contabilità semplificata, le associazioni e società sportive dilettantistiche, nonché le associazioni senza scopo di lucro che applicano la legge 398/91). Con la precisazione che per tali soggetti non commerciali il contributo spetterà in relazione all'attività considerata commerciale in base ai criteri dell’articolo 55 del Tuir, svolta in via non prevalente o esclusiva.
Due sono i requisiti oggettivi con cui si dovranno confrontare gli enti per poter accedere al contributo: il calo del fatturato e la soglia massima di 5 milioni di euro di entrate. Con riguardo a quest’ultimo aspetto, stando alla circolare, gli enti non commerciali dovranno considerare i soli ricavi rilevanti ai fini Ires. Tale interpretazione si presenta coerente con il tenore dell’articolo 25 del Dl Rilancio che, ai fini della determinazione dei ricavi, richiama l’articolo 85, lettera a) e b) del Tuir.
Alla medesima conclusione giunge la circolare anche con riferimento ai ricavi rilevanti ai fini del computo del calo del fatturato.
In altre parole, stando a quanto precisato nel documento, i ricavi non tassabili ai fini Ires dovranno essere esclusi dal calcolo del fatturato: che per aprile 2020 dovrà essere inferiore a due terzi rispetto a quello di aprile 2019.
Per restare al caso esaminato dall’Agenzia, l’Aps istante non dovrà tenere conto, ad esempio, dei corrispettivi specifici versati dagli associati. Come noto, questi ultimi, sono “decommercializzati” ai fini Ires (articolo 148, comma 3, Tuir) nonchè esclusi da Iva (articolo 4 Dpr 633/72).
Un aspetto da chiarire riguarda, invece, il caso dei ricavi non tassabili ai fini delle imposte dirette ma rientranti nel campo di applicazione Iva e, dunque, fatturabili. Sul punto la circolare non fornisce indicazioni puntuali.
Tuttavia, dal momento che l’articolo 25 del Dl Rilancio si limita, in questo caso, a richiedere un calo del “fatturato e dei corrispettivi”, si potrebbe ragionevolmente desumere che i ricavi indicati in fattura possano rientrare nel computo a prescindere dal fatto che assumano rilevanza ai fini Ires. Si pensi alle attività commerciali ”connesse” svolte dalle Onlus che, pur non concorrendo alla formazione del reddito (articolo 150 Tuir), rientrano nel campo Iva.