Imposte

Taglio Irpef, Iva e Catasto, al via la riforma del fisco

Il Governo approva la delega (senza la Lega): 18 mesi dall’ok del Parlamento per perfezionare la riforma

di Marco Mobili e Gianni Trovati

Il cuore strategico della legge delega sulla riforma fiscale approvata martedì 5 ottobre dal consiglio dei ministri è l’intervento sull’Irpef e sul cuneo fiscale, cinque punti più alto della media europea come ricordato dal ministro dell’Economia Daniele Franco. L’occhio del ciclone politico che ha agitato la maggioranza fino all’uscita della Lega dalla riunione di governo è invece la revisione del Catasto, anche se accompagnata dalla clausola che esclude un impatto sulla tassazione. Ma nei dieci articoli della delega, sotto la veste snella di un testo di nove pagine in tutto, c’è l’ambizione di ripensare alla radice il sistema delle tasse italiane. Per ricostruirlo su un impianto chiaramente duale, che aggreghi da un lato i redditi da lavoro e dall’altro quelli prodotti dall’impiego del capitale, in una bipartizione che toglierebbe spazio alle tante tasse piatte e cedolari oggi in vigore come quella sugli affitti o sugli autonomi fino a 65mila euro di ricavi. E che investirebbe con una nuova tassazione proporzionale uniforme i trattamenti ora differenziati su rendite e patrimoni. Operazione titanica, da chiudere sul piano normativo nei 18 mesi di vita residua di una legislatura che a febbraio sarà al giro di boa dell’elezione del nuovo Capo dello Stato. E da portare avanti con una caccia serrata alle risorse da aggiungere ai due miliardi sul 2022 e al miliardo sul 2023 oggi ufficialmente disponibili nel fondo per la riforma.

Ma per il taglio del cuneo fiscale, o quantomeno per il suo avvio, i tempi potrebbero essere più stretti grazie ai nuovi spazi di bilancio della manovra. Sul punto, che domina l’agenda della riforma, gli obiettivi fissati dall’articolo 3 della delega sono due «riduzioni graduali»: quella di tutte le aliquote medie effettive dell’Irpef, prima di tutto per favorire l’occupazione giovanile e femminile con forme di incentivo per i «secondi percettori di reddito», e quella concentrata sulle «variazioni eccessive» delle aliquote marginali. La formulazione rimanda in particolare al taglio della terza aliquota, quella del 38% (11 punti in più rispetto allo scaglione precedente) che colpisce i 7 milioni di titolari di redditi fra i 28mila e i 55mila euro lordi all’anno. Ma il tema delle «variazioni eccessive» potrebbe spingere anche a un ripensamento della Flat Tax degli autonomi, che a chi supera i 65mila euro impone con il suo addio aliquote marginali a quattro cifre.

La «progressività» è del resto uno dei quattro principi cardine fissati dall’articolo 1 della delega insieme alla funzione pro-crescita delle misure, alla semplificazione e alla lotta all’evasione.

All’esigenza di spingere la crescita in modo strutturale risponde nelle intenzioni del governo anche l’insieme di interventi pensati per il fisco delle imprese. Due su tutti: il «graduale superamento» dell’Irap, su cui però la delega non si spinge in dettagli evitando anche di citare la possibile fusione con l’Ires ma sottolineando la garanzia sul finanziamento del «fabbisogno sanitario»; e la «revisione» dell’Ires, per semplificarne il funzionamento anche rafforzando il processo di avvicinamento dei valori civilistici e fiscali. La revisione si dovrà occupare poi delle regole sugli ammortamenti, di quelle sulle variazioni del conto economico che incidono sul piano fiscale, e di un riordino che punti ad armonizzare i diversi sistemi di tassazione per evitare che il fisco incida in modo distorsivo sulle scelte organizzative delle imprese.

Nella lista dei compiti che saranno affidati al governo dopo il via libera parlamentare alla delega entra anche la riforma delle imposte indirette. Sull’Iva, il testo varato ieri si limita a evocare una «razionalizzazione» che potrebbe però ridurre il numero delle aliquote e variare la distribuzione dei panieri anche per contrastare le operazioni elusive messe in atto per gonfiare le detrazioni. In gioco entrano anche le accise, in particolare quelle sui prodotti energetici messi oggi sotto stress dall’aumento dei prezzi, per armonizzarle agli indirizzi del Green New Deal.

Nel nuovo fisco abbozzato dalla delega non ci sarebbe più spazio per le addizionali locali all’Irpef, sostituite con sovraimposte per semplificarne la gestione e per evitare i disallineamenti attuali fra le basi imponibili Irpef nazionali e territoriali. Altra novità per il fisco locale sarebbe rappresentata dall’addio alla quota dell’Imu che oggi le imprese versano allo Stato. Con il ridisegno, l’intera Imu tornerebbe ai Comuni.

Sempre nel nome della semplificazione la riforma punta a cancellare un lungo elenco di microtasse, da quella sulla laurea ai canoni sull’acqua, e a riunire in codici unici le migliaia di norme tributarie che il continuo lavorìo fiscale di questi anni ha sparso in almeno 800 leggi diverse.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©