Diritto

Tra gli esperti prevalgono i commercialisti, ma il 94% è senza incarico

Gli avvocati sono 241, 19 i dirigenti, soltanto 2 i consulenti del lavoro

di Giovanni Negri

I numeri non proprio scintillanti delle composizione negoziata, soprattutto rispetto alle 10mila istanze attese non sembrano essere condizionati in maniera significativa dalla disponibilità degli esperti che, sicuramente scarsa all’inizio, anche per i requisiti messi all’ingresso, ora è senza dubbio in grado di fare fronte alle richieste.

Al 15 aprile, sono infatti in tutto 1.787 gli esperti iscritti agli elenchi regionali, con quasi un quarto dei quali concentrato in Lombardia.

La quasi totalità degli esperti è poi rappresentata da dottori commercialisti, in tutto 1.525, mentre gli avvocati sono 241, i dirigenti d’impresa 19 e soltanto due i consulenti del lavoro. Una presenza al momento largamente inutilizzata però, visto che sono solamente 107 i professionisti ad avere avuto un incarico, tre ne hanno avuti due. In sostanza quasi il 94% degli iscritti si trova nella condizione di non avere mai ricevuto neppure un’istanza da trattare.

Molto si è discusso, e anche polemizzato a dire il vero, sull’iscrizione al registro esperti e sui requisiti, almeno prima che il ministero della Giustizia intervenisse a chiarire meglio la natura degli incarichi rilevanti che possono essere fatti valere. Un prerequisito determinante infatti, per l’iscrizione è, per commercialisti e avvocati iscritti da almeno cinque anni nell’albo, avere una comprovata esperienza nella ristrutturazione aziendale e della crisi d’impresa (requisito, poi, variamente articolato per i consulenti del lavoro e i professionisti non iscritti ad ordini professionali). Ulteriore requisito per richiedere l’iscrizione è la frequenza di un corso di formazione, della durata di 55 ore.

Tutti elementi che hanno portato nei fatti a un debutto, a metà novembre, del nuovo istituto in assenza di esperti aderenti al profilo richiesto dal Ministero. Partenza difficile, quindi, e tuttavia ora il numero è assolutamente sovrabbondante, e anzi destinato verosimilmente a crescere nelle prossime settimane, tanto da fare apparire, per certi versi incongrue, le discussioni sulle rigidità dei paletti messi all’ingresso come elementi di penalizzazione per i più giovani tra i professionisti, quelli meno in grado di dimostrare la precedente esperienza nella materia della crisi d’impresa. Alla prova dei fatti, almeno per ora, l’istituto fa fatica a essere compreso e, in questo senso, potrebbe partire a breve una diffusa campagna informativa da parte del ministero della Giustizia.

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