Versamenti Iva, sospensione ampia nelle province di Bergamo, Cremona, Lodi e Piacenza
Tra le pieghe del Dl 18/2020 stand by senza distinguere settori e ricavi. Vademecum Entrate sui nuovi termini
Per imprese, autonomi e professionisti di Bergamo, Cremona, Lodi e Piacenza sono sospesi fino al 31 maggio 2020 i versamenti dell’Iva in scadenza tra l’8 marzo e il 31 marzo. Tra le pieghe del decreto Cura Italia (Dl 18/2020) spunta una sospensione più ampia a prescindere dal tipo di attività svolta e dei limiti di ricavi o compensi.
Il rapporto contagiati/popolazione
Una misura finalizzata ad andare incontro ai territori-focolaio in cui, anche secondo le stime della relazione illustrativa , al 14 marzo 2020 c’era un rapporto tra casi totali di contagiati di coronavirus e popolazione supeeriore a 200 ogni centomila abitanti.
La provincia di Brescia
E alle quattro province non è escluso che, in fase di conversione parlamentare del decreto legge, si aggiunga anche quella di Brescia. Ad aprire a questa ipotesi, suo malgrado, è Vito Crimi, reggente del Movimento 5 Stelle: «Se il prossimo mese sarà decisa una nuova sospensione dei versamenti Iva, l'elenco delle province sarà rivisto, tenendo conto dell'evoluzione dei dati sui contagi. E, purtroppo, è prevedibile ci sarà anche Brescia».
I chiarimenti delle Entrate
Per orientare i contribuenti nel ginepario delle mini-proroghe previste dal decreto Cura Italia, l’agenzia delle Entrate ha predisposto un vademecum in cui vengono illustrate categoria per categoria i termini di sospensione, i soggetti ammessi, i termini di ripresa dei versamenti con la possibilità di pagare in un’unica soluzione o 5 rate di pari importo a partire sempre dal mese di maggio (solo le società sportive torneranno a versare da giugno).
Sospensione da 12 miliardi
Nel complesso lo spostamento in avanti dei termini di versamento per le filiere più colpite, i contribuenti fino a due milioni di ricavi , quelli residenti o con domicilio fiscale nelle quattro province focolaio, i professionisti e collaboratori con ritenute d’acconto fino a 400mila euro di ricavi o compensi vale 11 miliardi di euro. A cui però vanno aggiunte le sospensioni relative a cartelle esattoriali e giochi che fanno salire il totale a oltre 12 miliardi di costo per l’Erario in termini di mancata cassa.