Controlli e liti

Colpite tutte le attività finanziarie all'estero

di Alessandro Galimberti

Dopo anni di discussioni accademiche, commissioni parlamentari e governative, il reato di autoriciclaggio pare finalmente pronto a debuttare nel Codice penale.
Nel ddl volto a «Rafforzare il contrasto alla criminalità organizzata e ai patrimoni illeciti» – e che nelle prossime ore attende il vaglio del Consiglio dei ministri – viene svelato il (potenzialmente) nuovo articolo 648-bis del codice. Tre righe, invocate da anni dagli organi investigativi e dalle autorità internazionali, che cambiano le regole della lotta al lavaggio di denaro, soprattutto in ambito fiscale: in sostanza chi, dopo aver commesso un delitto non colposo (l'evasione alle tasse e la frode fiscale tra questi), ripulisce quei proventi con «finalità imprenditoriali o finanziarie» rischia fino a sei anni di reclusione.
Finisce (potrebbe finire) così un'anomalìa quasi tutta e solo italiana, che considerava il "lavaggio fatto in casa" come il cosidetto post-factum non punibile. Su questo dogma, costruito scolasticamente sulla metafora "se il ladro usa la bici che ha rubato non possiamo punirlo due volte", si erano per decenni infrante le aperture all'autoriciclaggio. Che, solo per ricordarlo, è il reato che consentì ai giudici americani di seppellire sotto una valanga di anni di carcere (150) l'ex mago di Wall Street, Bernard Madoff.
Se lo scopo della nuova fattispecie, scrive il Governo, è «aggravare il quadro sanzionatorio nell'ipotesi in cui il profitto o provento di delitto (...) sia reimpiegato in attività produttive di ulteriore lucro», gli effetti della norma – che ha una formulazione amplissima – rischiano di andare ben oltre l'ambito della "classica" criminalità organizzata, finendo per impattare il variegato mondo del nero fiscale.
Il riutilizzo «per finalità imprenditoriali e finanziarie» sembra infatti muoversi verso la punibilità di ogni minima gestione patrimoniale costituita all'estero come "frutto" di evasione alle tasse, mettendo fuori gioco – o meglio, sotto il radar delle procure – centinaia di migliaia di posizioni aperte oltrefrontiera.
Se è vero che dall'ambito del "lavaggio in proprio" così codificato resterebbero fuori tutti i comportamenti di «autoreimpiego» (si veda «Il Sole 24 Ore» del 12 aprile: per esempio, l'acquisto dell'auto sportiva, della seconda casa, di un diamante, primo step di destinazione del nero), la portata del nuovo 648-bis rischia davvero di aprire una pagina di difficile gestione sul versante che gli corre parallelo, quello legislativo/fiscale appunto.
Mentre il governo accelera repentinemente sull'autoriciclaggio, il Comitato ristretto della Camera sta lavorando al Ddl «Riemersione dei capitali» dentro cui l'autoriciclaggio andrebbe utilizzato, e dosato, per incentivare lo "svelamento" volontario e totale delle proprie disponibilità all'estero. La minaccia di vedere colpito da un reato aggiuntivo (e con sei anni di carcere) ogni singolo investimento potrebbe entrare in contrasto con la necessità di rassicurare i contribuenti e convincerli a rimpatriare. Nel nuovo reato di autoriciclaggio, in realtà, una finestra premiale a chi si dissocia o non reitera è già prevista: il "ravvedimento operoso" fa guadagnare uno sconto di metà della pena.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©