Professione

Il dumping fiscale costa all’Italia 8 miliardi di dollari

di Carmine Fotina

Parte dall’Europa il nuovo corso dell’Antitrust. Le principali minacce per la concorrenza all’interno dello stesso campo di gioco della Ue - dal dumping fiscale a quello contributivo e sociale - sono al centro della prima presentazione annuale di Roberto Rustichelli, insediatosi a maggio alla guida dell’Autorità al posto di Giovanni Pitruzzella.

Il mandato inizia con alcuni numeri di plastica evidenza, i 500 miliardi di dollari l’anno di danni prodotti a livello globale dalla concorrenza fiscale, «tra i 5 e gli 8 miliardi di dollari» solo per l’Italia. Sono Olanda, Irlanda, Lussemburgo, Regno Unito i paesi utilizzati dalle multinazionali «per forme di pianificazione fiscale aggressiva». «Ma se alcuni paesi ci guadagnano è la Ue a perderci», dice Rustichelli citando anche il caso del principale gruppo automobilistico italiano, Fca, e «il rilevante danno economico per le entrate dello Stato causato dal recente trasferimento della sede fiscale a Londra» e dal trasferimento della sede fiscale e legale in Olanda della sua controllante.

A minare il disegno del mercato unico, fondamento della stessa Ue, secondo il nuovo presidente Antitrust è anche il dumping sociale e contributivo dei paesi dell’Est Europa, che attraverso aiuti pubblici favorisce le delocalizzazioni di impresa, e quello degli «emigrati previdenziali» (370mila le prestazioni erogate all’estero dall’Inps). Così come anomale sono considerate le difese di «campioni nazionali», anche al di fuori di settori strategici ed alcune applicazioni della normativa sugli aiuti di Stato, ad esempio nel settore bancario (il riferimento è al caso Tercas).

La presentazione di Rustichelli, che promette un settennato all’insegna di «indipendenza, autonomia ed imparzialità», accompagna la relazione sul bilancio dell’ultimo anno del precedente collegio (si veda Il Sole 24 Ore del 31 maggio). Dal 1° gennaio 2018 al 30 giugno 2019 sono state comminate sanzioni per 1,3 miliardi ed è via via cresciuta l’attività istruttoria sui grandi protagonisti dell’economia digitale come Facebook, Google, Amazon.

Proprio i rischi per la concorrenza rappresentati dalle big tech sono destinati ad avere un peso centrale nel nuovo corso Antitrust. Rustichelli stigmatizza le difficoltà in cui si sta impantanando la Web tax, «per le resistenze di alcuni paesi membri», e ricorda come l’utilizzo crescente dei big data in ambito economico, su cui sono pronte le linee guida stilate con Agcom e Privacy, ponga un problema di collusione tacita se gli algoritmi configurano allineamenti di prezzi.

Sullo sfondo, il dibattito aperto in Usa in merito al possibile break up di Facebook e dei giganti digitali ed il confronto europeo su come regolarsi nei casi di concentrazioni che hanno come oggetto delle startup e finiscono fuori dagli obblighi di notifica. «Forse non è ancora tempo per uno stravolgimento dell’assetto istituzionale - è la riflessione - ma serve di sicuro un adattamento con una maggiore cooperazione tra le varie autorità europee».

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