Controlli e liti

Parte in Senato la riforma della giustizia tributaria targata Lega

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Superare se possibile anche l’asticella dei 90 euro indicata ieri dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria. E addirittura di andare oltre i 100 euro, naturalmente non per tutti ma con importi discendenti al crescere del reddito e compatibilmente con le risorse disponibili. La Lega punta a un bonus Irpef (quello noto appunto come «80 euro») ancora più sostanzioso per cercare di ridurre ulteriormente l’aliquota effettiva del 52,5% dei contribuenti, ossia tutti quelli con reddito fino a 28mila euro e che, secondo anche quanto stimato dalla Corte dei conti, subiscono un prelievo reale del 14,4% considerando l’effetto di no tax area, detrazioni e deduzioni. Quindi un livello già inferiore alla flat tax del 15% che rappresenta il punto di arrivo della riforma fiscale leghista, che come anticipato dal vicepremier Matteo Salvini nell’intervista di ieri al Sole 24 Ore sarà graduale e volontaria. Per il resto lo schema, anticipato anche dall’ex sottosegretario Armando Siri, è di declinare la flat tax al 15% in base a tre livelli di reddito familiare: 30mila euro per i single, 55mila euro per i nuclei con un solo reddito e 65mila euro per quelli con più fonti di entrata. Ma proprio perché il progetto richiede gradualità, l’idea su cui si hanno lavorato i rappresentanti “economici” della Lega è di mettere a punto una sostanziosa revisione del bonus 80 euro. Revisione che, da un lato, punta a una trasformazione del bonus sotto forma di vera e propria detrazione collegata ai redditi di lavoro e, dall’altra, punta a una maggiorazione che potrebbe arrivare addirittura oltre i 100 euro. Sarebbe questa la “ricetta” del Carroccio per tagliare il cuneo fiscale dal lato dei lavoratori.

Un meccanismo che poi resterebbe valido anche con la flat tax perché chi dovesse scegliere di rimanere con le aliquote Irpef a scaglioni, perché gli conviene di più, potrebbe continuare a usufruirne. Naturalmente la partita su dove arrivare con l’asticella si giocherà tutta sulle coperture disponibili. Allo stato attuale il bonus Irpef è pieno (960 euro all’anno) fino a 24mila euro e prevede poi un décalage fino a 26mila. Dagli ultimi dati disponibili sulle dichiarazioni fiscali 2018, il costo complessivo (tenendo conto di importi erogati in busta paga, richiesti nel 730 e restituiti parzialmente o totalmente) si aggira sui 9,5-9,6 miliardi. Quindi, ragionando a spanne, per aumentare l’importo erogato e ampliare la platea dei beneficiari servirebbero non meno di 2-3 miliardi, occupando così buona parte dei ristretti margini di manovra disponibili visto che la priorità assoluta è sminare i circa 23 miliardi di clausole per evitare gli aumenti Iva. Per questo sarà decisiva la partita dei tagli, tax expenditures incluse. E ieri Garavaglia e Bitonci, rispettivamente viceministro e sottosegretario della Lega al Mef, hanno affermato apertamente di condividere «i dubbi di chi sostiene che 4 miliardi di tagli alle tasse siano davvero pochi» (si veda l’articolo in alto).

Le entrate una tantum, invece, potrebbero arrivare dalla pace fiscale «2.0». La Lega vuole a tutti i costi l’estensione del saldo e stralcio anche alle imprese e alle società in difficoltà economiche e finanziarie. Ma sul tavolo ci sono anche le ipotesi di una sanatoria del contante detenuto nelle cassette di sicurezza (senza scudi penali e sui patrimoni oltreconfine) e un meccanismo per chiudere senza sanzioni e interessi gli accertamenti basati su valutazioni del Fisco, che consentirebbe di evitare contenziosi.

Proprio sul contenzioso tributario l’idea del Carroccio è di arrivare a una riforma del sistema con la creazione dei Tribunali e delle Corti d’appello tributarie e giudici professionisti, lasciando a quelli onorari solo la decisione sulle liti fino a 3mila euro. Dopo la proposta di legge già depositata alla Camera, c’è anche il testo ( atto Senato 1243 ) di 34 articoli di quella depositata a Palazzo Madama e appena assegnata alle commissioni Giustizia e Finanze, presiedute da due senatori del Carroccio ossia, rispettivamente, Andrea Ostellari e Alberto Bagnai.

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