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Terzo settore in prima linea nella gestione dei buoni spesa

Alle donazioni dei privati si applicheranno i benefici fiscali previsti dal Dl 18/2020

«Questa pandemia è destinata a lasciare segni molto profondi nella nostra società: sta scoperchiando fragilità insospettabili e che difficilmente rientreranno una volta passata la violenza del virus. Dovremo ripensare molte cose, a cominciare dalle politiche di assistenza e dalle mappe del bisogno». Luigi Maranghini Garrone, presidente della Croce Rossa di Milano - un universo di 600 volontari attivi oltre a 46 operatori professionali, innestati dentro una città dall’immagine insospettabile - traccia la sintesi più cruda dell’emergenza continua scattata ormai un mese fa.

I numeri dell’attività e il senso della missione si sciolgono nel trasporto emotivo del racconto, un filo che attraversa e unisce da nord a sud il mondo del Terzo settore, improvvisamente diventato il secondo pilastro dell’emergenza Paese accanto alla sanità.

Alle 27 mila persone assistite dalla Cri meneghina - tra strade e marginalità varie, da alcune settimane vanno aggiungendosi centinaia di famiglie monoreddito rimaste senza reddito, anziani anche benestanti ma rimasti soli e non più autosufficienti, clochard spaventati dal vuoto urbano. «Molte di queste persone erano fuori dal raggio dell’assistenza e fuori sarebbero rimaste - dice Maranghini Garrone - ma ora ho la certezza che non torneranno più indietro. Pochi mesi fa avevamo fatto un piano di intervento verso il 2030 orientato sulle fragilità classiche, la strada, l’espulsione dal lavoro, le tossicodipendenze, ma ora sappiamo che dovremo occuparci di tanti ex insospettabili a cui l’epidemia ha dato il colpo di grazia».

Banco Alimentare, che nell’ultima settimana ha registrato un aumento del 15% delle richieste di aiuto, sta fronteggiando anche la chiusura di metà delle 7.500 strutture caritatevoli (mense) rifornite in tutta Italia che ordinariamente provvedono a sfamare 1,5 milioni di poveri. Non solo, molti dei 1.800 volontari che ogni giorno ritirano le eccedenze alimentari poi ridistribuite ai bisognosi, hanno dovuto gettare la spugna in quanto “soggetti a rischio contagio ” per età, rimpiazzati per fortuna in buona parte da figli e amici più giovani. «Moltissime famiglie sono piombate nel bisogno e nella paura - dice Laura Bellotti - anche perchè non abituate a chiedere sostegni esterni, delle istituzioni o del volontariato. Molte, troppe, sono o meglio erano insospettabili e sarà molto difficile allontanarle da questo nuovo stato materiale e psicologico».

«Gli ultimi oggi sono scomparsi anche dalla vista nelle città deserte - dice Alberto Corsinovi, consigliere della Confederazione nazionale delle Misericordie d’ Italia, la più antica organizzazione di volontariato e di terzo settore del Paese, fondata a Firenze nel 1244 e che riunisce oltre 700 Misericordie, tra arciconfraternite, confraternite e fraternite.

«Oltre al bisogno materiale e alle nuove fasce di popolazione in emergenza -a ggiunge Corsinovi - colpisce l’intensità e la lunghezza delle telefonate di aiuto che riceviamo, misura della paura e della solitudine».

«C’è un prima e un dopo nella mappa della marginalità e del bisogno - dice Lidia Borzì, presidente delle Acli di Roma - la data spartiacque è il decreto del primo lockdown dell’8 marzo». La rete Acli, che già assisteva 4mila poveri e famiglie fragili “prima” con forniture giornaliere essenziali , ha potenziato gli aiuti a domicilio con il coordinamento del Tavolo emergenze sociali tra istituzioni, Gdo e associazioni. «Oltre al sostegno materiale stiamo potenziando il supporto psicologico per chi manifesta volontà suicidarie ma anche i servizi di scuola a distanza per le famiglie non in grado di dotare i figli dei device. Resta fondamentale la cabina di regia per regolare l’equità e la capillarità degli aiuti».

Aiuti che da ieri sono ufficiali anche per i Comuni, da destinare alle misure urgenti per la solidarietà alimentare. Con l’ordinanza 658 del 29 marzo il Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio ha previsto lo stanziamento di 400 milioni di euro. Il fondo potrà essere integrato dai Comuni con conti correnti dedicati su cui far confluire donazioni provenienti da privati. A queste ultime si applicheranno i benefici fiscali previsti all'articolo 66 del Dl Cura Italia. Con le somme ottenute i Comuni saranno autorizzati ad acquistare, in deroga al codice degli appalti, buoni spesa utilizzabili per l’acquisto di generi alimentari. Non è escluso il ricorso alle card prepagate, gia utilizzate per questo tipo di sostegno da molti enti locali. Potranno essere coinvolti nell'acquisto e nella distribuzione anche gli Ets nonché quelli gia impegnati con il programma del Fondo aiuti europei agli indigenti. Spetterà ai servizi sociali di ciascun Comune individuare i nuclei familiari piu esposti all'emergenza, con preferenza per quelli esclusi da altre misure.