I temi di NT+Modulo 24

Come le imprese resistono al lockdown con l’e-commerce

La multicanalità è la risposta delle imprese per rilanciarsi dopo la pandemia

di Benedetto Santacroce


La modalità di transazione commerciale online o e-commerce è diventata ormai così diffusa da risultare una strategia di vendita imprescindibile non solo per le grandi imprese, che vi ricorrono per ottimizzare i processi di filiera, arrivare in maniera più diretta ai consumatori superando i confini geografici, aumentare la propria visibilità in rete, ma anche per le Pmi che possono ottenere indubbi vantaggi.

Del resto, che il fenomeno sia in continua crescita è un dato di fatto. Per citare qualche numero, è stato stimato che l'e-commerce raggiungerà in Italia in termini di fatturato i 22,7 miliardi di euro nel 2020 (+26%), 4,7 miliardi di euro in più rispetto al 2019. Sale anche la penetrazione sul totale retail dal 6% all'8%. Mentre i comparti emergenti sono il food&grocery (+56%), l'arredamento e home living (+30%), il mondo dell'informatica ed elettronica di consumo (+18%), l'abbigliamento (+21%) e l'editoria (+16%) (dati resi noti dall'Osservatorio B2C del Politecnico di Milano).

Indubbiamente la crescita è anche legata agli ultimi eventi storici che hanno costretto milioni di persone a limitare i propri spostamenti cercando dei canali alternativi per i propri acquisti.

Tutto questo è stato reso quasi necessario dall'attuale pandemia che ha costretto anche i piccoli negozi a inventarsi dei servizi di consegna a domicilio ovvero dei meccanismi più o meno artigianali di acquisizione di ordini a distanza (si pensi per esempio ai ristoranti ovvero ai chioschi ovvero i negozi di piccoli elettrodomestici).

Nel periodo del lockdown si è verificato, infatti, un aumento di oltre 1,3 milioni di nuovi consumatori online nel solo mese di aprile.

Il nuovo boom del settore non sembra essere destinato dopo la pandemia, come sottolineano gli esperti, a un repentino arresto, anzi si pensa che il fenomeno sarà ancora in crescita. Si pensi, per esempio, al caso della piattaforma Alibaba che in un solo giorno (11 novembre, c.d. sigle day) ha incassato ben 74 miliardi di dollari, cifra doppia rispetto all'anno scorso, su una platea di 800 milioni di consumatori (con 583.000 ordini al secondo); o di Amazon, il cui fatturato dell'ultimo trimestre ha superato le stime, crescendo del 40% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e arrivando a quota 88,9 miliardi i dollari.

Oltre a questi grandi colossi delle vendite a distanza, tante altre imprese si avvalgono degli strumenti elettronici per incrementare i loro guadagni. Al fine di "attualizzare" la disciplina del settore si segnalano diversi interventi, in primis, del legislatore europeo, il quale ha introdotto nuove regole per i soggetti che svolgono servizi di intermediazione on line e motori di ricerca (Regolamento (UE) 2019/1150, in vigore dal 12 luglio 2020), ha dettato delle linee guida in materia di consenso sulla privacy, prendendo posizione sulla tematica dei cookie (European Data Protection Board – Edpb, pubblicate il 4 maggio 2020).

È in questo contesto che si collocano le modifiche fiscali del settore, attuate attraverso il c.d. pacchetto Iva sull'e-commerce (Regolamento UE 2017/2454, la Direttive (UE) 2017/2455 e 2019/1995 e Regolamenti (UE) 2017/1454 e 2017/2459).

Queste nuove regole europee vanno correttamente analizzate dalle imprese che vogliono affacciarsi sul particolare mercato, perché sono portatrici di ampie semplificazioni, che forniranno ulteriori opportunità anche alle piccole e medie imprese.
In effetti, molti operatori stanno sviluppando (cercando di coniugare le vendite off line con le vendite on line) il proprio business verso soluzioni di multicanalità con una forte connotazione digitale.

Oltre a queste regole unionali, le autorità nazionali con diversi provvedimenti hanno già realizzato o sono in procinto di realizzare (si pensi a tutti gli sforzi in tema di pagamenti elettronici – progetto cashless Italia) una semplificazione dei processi amministrativi e finanziari collegati al commercio elettronico.

Sul piano operativo le nuove regole fiscali (unionali e nazionali) hanno lo scopo di consentire agli operatori di scegliere diversi modelli gestionali con regole più semplici: si pensi, per esempio, all'introduzione del Oss nelle operazioni unionali che supera il modello attuale che impone la nomina di un rappresentante fiscale o la creazione di un identificativo in ogni Stato Ue in cui si vende; ovvero di consentire la riduzione dei controlli e la velocizzazione con procedure autorizzative nello sdoganamento della merce: si pensi al modello doganale di easy free back che agevola i resi di merce (elemento fisiologico del commercio elettronico).

È chiaro, in conclusione, che tutti gli sforzi che si stanno facendo rispondono alle esigenze delle imprese che non possono perdere questa occasione per conquistare nuovi mercati.


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