Diritto

Concordato semplificato, più forte l’obbligo di correttezza e buona fede

Sì all’ultimo round di emendamenti al Dl sulla crisi d’impresa. Testo martedì in Aula. Nulla di fatto su percentuale minima per i chirografari

di Giovanni Negri

Ruolo centrale degli Ordini nella gestione dell’elenco degli esperti, necessità di correttezza e buona fede dell’imprenditore per poter accedere al concordato semplificato, nulla di fatto sull’insolvenza delle imprese ammesse alla procedura di composizione negoziata e sull’introduzione di una percentuale minima di pagamento dei creditori chirografari. Le commissioni Giustizia e Industria del Senato hanno concluso l’esame del decreto legge sulla crisi d’impresa con il voto favorevole sul mandato ai relatori Stefano Collina (Pd) e Fiammetta Modena (FI) a riferire all’Assemblea. Il provvedimento approderà in Aula martedì prossimo, 12 ottobre. Dopo l’ok di Palazzo Madama il testo, che deve essere convertito in legge entro il 23 ottobre, dovrà passare all’esame della Camera.

Nell’ultimo round di emendamenti, approvato il vincolo di condotta per l’imprenditore che dalla procedura di composizione, infruttuosa, approda al concordato semplificato con finalità di liquidazione del patrimonio. Viene cioè formalizzata una certificazione, da parte dell’esperto, della correttezza e buona fede dell’imprenditore nello svolgimento delle trattative, insieme con l’attestato di impraticabilità delle soluzioni possibili. Solo in questo caso, infatti, l’imprenditore può presentare la domanda di ammissione al concordato.

Quanto agli esperti, la riformulazione dell’articolo 3 del decreto prevede, tra l’altro, un ruolo di verifica degli Ordini professionali interessati (dottori commercialisti, avvocati e consulenti del lavoro) sulla completezza della domanda e della documentazione Dopo la verifica, l’Ordine comunica i nominativi dei professionisti in possesso dei requisiti alla Camera di commercio del capoluogo della Regione in cui si trova per il loro inserimento nell’elenco dei “facilitatori” della composizione negoziata.

Gli Ordini professionali, con riferimento ai dati dei rispettivi iscritti, e le Camere di commercio, con riferimento agli esperti non iscritti a un Ordine, individuano i responsabili della formazione, tenuta e aggiornamento dei dati degli iscritti all’elenco unico. La domanda è respinta se non è corredata da elementi chiave come l’anzianità di iscrizione all’Albo lo svolgimento degli numero di incarichi previsti. I consigli nazionali degli Ordini professionali disciplinano con regolamento le modalità di formazione, tenuta e aggiornamento dei dati raccolti dagli Ordini professionali e comunicati alle Camere di commercio per la formazione dell’elenco. Per il primo popolamento dell’elenco, fino al 16 maggio 2022, l’aggiornamento dei dati comunicati dagli Ordini professionali è continuo e, a partire dal 17 maggio 2022, avverrà con cadenza annuale. Gli Ordini professionali comunicano tempestivamente alle Camere di commercio l’adozione, nei confronti dei propri iscritti, di sanzioni disciplinari più gravi di quella minima prevista dai singoli ordinamenti oltre alla cancellazione.

Nulla di fatto invece sul fronte dell’accesso alla procedura di composizione per le imprese che già si trovano in condizione di insolvenza. Sul punto la resistenza da parte soprattutto del Mise è stata forte, a scapito dei timori di chi si preoccupa di un utilizzo strumentale e di un afflusso considerevole di domande presentate da imprese già decotte che vedono nel nuovo strumento un meccanismo per liberarsi dei debiti contratti a condizioni convenienti, comunque più favorevoli delle ordinarie procedure concorsuali.

In questa prospettiva andava poi anche la sollecitazione avanzata da più parti per l’introduzione di una percentuale del 20% di soddisfazione dei creditori chirografari anche nella nuova versione del concordato semplificato, in maniera da allinearlo alla disciplina dell’ordinario concordato preventivo. L’intesa che nella tarda serata di mercoledì era sembrata possibile almeno su quota 10% è poi tramontata nelle prime ore di ieri mattina per l’opposizione del ministero della Giustizia, per il quale l’accantonamento di una quota comunque importante dell’attivo residuo potrebbe andare a danno delle risorse disponibili.

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