I temi di NT+Agricoltura

Piano da 4 miliardi per l’agroalimentare, Patuanelli: «Puntiamo 830 milioni sull’innovazione»

L’intervista a Stefano Patuanelli, ministro dell’Agricoltura

di Giorgio dell'Orefice

Forte accelerazione sull’innovazione con le tecnologie di Agricoltura 5.0 ma anche una robusta fiche finanziaria puntata sull’adeguamento delle infrastrutture irrigue e rilancio dei contratti di filiera come leva per rafforzare le produzioni agricole made in Italy e, al tempo stesso, favorire una migliore redistribuzione del valore dal campo alla tavola. Tre capitoli ai quali saranno dedicati rispettivamente 830 milioni per l’innovazione, 880 per le infrastrutture irrigue e 800 milioni per i contratti di filiera. Sono le principali linee d’azione sull’agroalimentare previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) secondo quanto spiegato dal ministro per le Politiche agricole, Stefano Patuanelli. Una partita che solo per l’agroalimentare vale almeno 4 miliardi di euro al netto quindi delle risorse condivise con altri settori e naturalmente dei fondi (circa 50 miliardi) legati alla riforma della Politica agricola Ue.

Il perno è dunque l’innovazione in agricoltura?

L’agricoltura aveva già beneficiato di importanti ricadute di Transizione 4.0, processo che ho guidato ai tempi del ministero dello Sviluppo economico, ma adesso abbiamo l’occasione di compiere un decisivo passo in avanti verso l’agricoltura 5.0. L’agricoltore non è più colui che si sveglia la mattina alle 4 e si reca nei campi, ma un imprenditore che gestisce la propria azienda grazie alle nuove tecnologie e all’intelligenza artificiale. Un’azienda agricola nella quale le macchine sono collegate con il Gps, con le centraline meteo e con le banche dati che forniscono le informazioni necessarie per guidare le potature o l’aratura dei terreni in base alle differenti colture. Un sistema di sensori poi guida le irrigazioni di soccorso e l’impiego dei fertilizzanti, il tutto è collegato con la gestione del magazzino dei semi. L’utilizzo di queste tecnologie può portare importanti benefici sia in termini di efficientamento del processo produttivo che di riduzione dell’impatto ambientale delle lavorazioni agricole con sensibili miglioramenti in termini di risparmio idrico e di assorbimento della CO2. Ma nel capitolo dell’innovazione sono compresi anche gli investimenti sul fotovoltaico con la prevista sostituzione dei tetti di Eternit che ricoprono molte stalle con pannelli solari.

Altro capitolo chiave è quello delle infrastrutture irrigue. L’Italia è un paese con abbondanti precipitazioni ma i campi soffrono spesso per la siccità.

È vero. Il nostro sistema infrastrutturale è vecchio e inefficiente, basti pensare che riesce a trattenere e rendere fruibile per l’agricoltura ma anche per gli usi civili appena l’11% delle precipitazioni annuali. Per questo c’è un piano di interventi immediatamente cantierabili per complessivi 880 milioni. Un piano che per un terzo riguarda opere già previste ma per due terzi, ovvero per mezzo miliardo di euro, progetti nuovi. Su questo fronte ci aspettiamo davvero una svolta in grado di migliorare l’utilizzo della risorsa acqua in un paese come l’Italia che, col cambiamento climatico, è tra quelli più esposti al rischio desertificazione.

La pandemia ha messo in evidenza l’importante ruolo del settore agricolo nell’assicurare le forniture di cibo alle popolazioni e l’esigenza di rafforzare l’autosufficienza produttiva. Qualcuno parla di un nuovo sovranismo alimentare.

E sarebbe un sovranismo buono a mio avviso. La pandemia ha rafforzato la necessità di autosufficienza alimentare come ha sottolineano l’importanza di avere un sistema industriale in grado di produrre vaccini o mascherine. Noi ci lavoreremo rafforzando i contratti di filiera con investimenti per 800 milioni. Sono infatti lo strumento giusto per capire le necessità di ogni singolo segmento produttivo, individuare le contromisure per le filiere più in difficoltà e al tempo stesso intervenire anche sull’importante aspetto dell’equa distribuzione del valore aggiunto lungo tutti gli anelli che vanno dal campo fino alla tavola.

Nei mesi scorsi si era parlato anche dell’ipotesi di incentivi alle polizze assicurative in agricoltura, uno strumento ancora poco utilizzato ma importante in periodi di calamità naturali crescenti.

Su questo punto una novità importante viene proprio dalla recente approvazione dello scostamento di bilancio per 40 miliardi. È stato infatti previsto un robusto rifinanziamento del Fondo di Solidarietà nazionale per circa 300 milioni di euro. Una misura che interviene sia contro le calamità atmosferiche che contro le patologie vegetali.

Il Pnrr resta la grande sfida quindi che però non deve far dimenticare la riforma della Politica agricola comune

Sulla riforma della Pac sarà centrale il tema del nuovo modello di governance che deve essere efficace e semplice. Ritengo che la nuova Politica agricola debba definire gli obiettivi complessivi e dare ai paesi gli strumenti e la flessibilità necessari per raggiungerli tenendo presente le differenze tra le agricolture dei diversi paesi e talvolta anche all’interno dello stesso Stato. Il 19 aprile si aprirà il tavolo di partenariato che ci porterà a definire il piano strategico nazionale che è l’obiettivo del mio mandato.

Certo preoccupano le forti divisioni tra le regioni emerse di recente sulla ripartizione, proposta dal Mipaaf, delle risorse Ue stanziate per il periodo transitorio.

Ci stiamo lavorando, qualsiasi cambiamento che porta a uno spostamento di risorse trova favorevoli e contrari. Io non capisco la contrapposizione Nord-Sud e soprattutto i sospetti di vantaggi accordati alle aree settentrionali a scapito del Mezzogiorno. Dalle stime che abbiamo effettuato sull’impatto dei nuovi criteri Abruzzo e Lazio sono le aree più avvantaggiate, non proprio due regioni del Nord, mentre Valle d’Aosta e Umbria sono quelle più penalizzate, non proprio due regioni del Sud. Confido ancora in un’intesa tra le regioni che sto cercando di agevolare, ma se non sarà possibile deciderà il Consiglio dei ministri.