Professione

Servono leve fiscali per sviluppare le start up

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di Camilla Colombo

Una burocrazia più snella e investimenti più massicci e stabili. Il convegno organizzato ieri, all’hub Le Village di Milano, dall’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili ha fatto il punto sulla situazione delle start up in Italia con un’indagine (si veda Il Sole 24 Ore del 18 maggio) che evidenzia la forte decrescita nel 2022 (985 nuove società contro le 3.536 del 2021) e la necessità di un aggiornamento della normativa ferma al 2012.

«Solo il 5 % delle start up iscritte alla sezione speciale del Registro imprese genera ricavi e presenta un percorso di crescita nel capitale investito», commenta Matteo De Lise, presidente Ungdcec. «Chiediamo al Fisco di dare nuova linfa a questo strumento economico che in Europa funziona in maniera egregia».

Fra le proposte dell’Ungdcec in ambito fiscale, c’è la possibilità di fruire della detrazione per gli investimenti in start up innovative anche col modello 730 e non solo, come accade oggi, con il modello Redditi persone fisiche, l’esclusione generalizzata dalla disciplina degli indici sintetici di afidabilità (Isa) e un incremento dell’aliquota di detrazione al 50%.

A livello giuslavoristico, si propongono modifiche all’inquadramento previdenziale del socio di start up innovativa che presta la propria opera nell’attività e una maggiore flessibilità nell’organizzazione aziendale.

« L’obiettivo è trovare nuovi investitori che diano sostanza alle idee che molto spesso non trovano applicazione nel nostro Paese, perché non ci sono i capitali per portarle avanti. Un po’ la burocrazia è lenta, un po’ i capitali vengono a mancare. Se noi facciamo in modo che la burocrazia aumenti di velocità e i capitali siano presenti, a sostegno dell’attuazione delle idee innovative, è probabile che questo segmento torni a essere efficace come in anni passati», auspica De Lise.

Per l’Ungdcec e la Fondazione Centro studi Ungdcec, che ha curato il report «Le start- up in Italia: è già ieri?», i numeri emersi sono indicativi della necessità di una normativa, mirata a fornire nuove agevolazioni alle start up e di guardare a quanto fanno gli altri Paesi europei.

Lo scorso luglio, la Germania ha adottato la sua prima strategia globale finalizzata a rafforzare l’ecosistema delle startup, con la quale il governo punta a raccogliere entro il 2030 30 miliardi di euro di capitali privati e pubblici, con l’istituzione di un fondo da 10 miliardi di euro.

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