Diritto

L’aumento dell’interesse legale riporta nella «norma» l’imponibile del vitalizio periodico

di Angelo Busani e Donato Gallone

La rendita è l’obbligazione di pagare una somma periodica: si pensi al testatore che disponga una rendita per un suo erede o legatario oppure alla sentenza di condanna al risarcimento a carico di una struttura ospedaliera per aver danneggiato un paziente.

L’aumento del tasso legale (per 125 volte, dallo 0,01% del 2021 all’ 1,25% del 2022) finalmente riporta in un contesto di normalità il calcolo del valore imponibile della rendita vitalizia il quale, invece, quando il tasso legale di interesse diminuisce a valori di scarsa consistenza, assume una implausibile entità gigantesca, giustificata bensì dalla matematica, ma evidentemente scorrelata rispetto al principio di capacità contributiva che deve presidiare la regolamentazione e l’applicazione delle imposte.

Ipotizzando, ad esempio, una rendita di 2mila euro al mese a favore di un 60enne, con il tasso legale fissato allo 0,01 per cento (quello del 2021), si otteneva un incredibile valore imponibile di (2.000 x 12 x 6.000 =) 144 milioni di euro, mentre con il tasso dell’1,25 per cento si scende a un più realistico valore di (2.000 x 12 x 48 =) 1 milione 152mila euro.

La ragione è che, dovendo calcolarsi il valore della rendita vitalizia mediante il “prospetto dei coefficienti” allegato al Tur ed essendo tale prospetto maldestramente aggiornato con criteri meramente matematici rispetto alla sua impostazione iniziale (risalente al 1986, quando il tasso legale era pari al 5 per cento; tale restò dal 1942 al 1989), per ipotizzare un capitale capace di fruttare 2mila euro al mese sulla base di un tasso di interesse infinitamente basso, si deve appunto ricorrere alle centinaia di milioni di euro.

L’implausibilità dell’aggiornamento meramente matematico del “prospetto dei coefficienti” allegato al Tur è dimostrata pure dall’osservazione del calcolo del valore della rendita costituita per un tempo determinato, il quale si effettua con l’ausilio di una formula di matematica finanziaria, senza dover ricorrere al “prospetto dei coefficienti” allegato al Tur. Infatti, sempre con riferimento a una rendita annua di 24.000 euro si ha, nel 2022, per una durata di 10 anni, un valore di euro 224.304 (239.880 nel 2021) e per una durata di 30 anni, un valore di euro 597.336 (718.896 nel 2021).

Insomma, in presenza di un tasso legale irrisorio, l’utilizzo del “prospetto dei coefficienti”, se aggiornato meccanicamente, dà un risultato veramente abnorme mentre, quando non lo si deve utilizzare, si resta entro un ambito di normalità.

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