Professione

Commercialisti, il reddito medio cresce del 9,3% e supera i 68mila euro

Al via gli Stati generali in diretta streaming sull’home page del Sole 24 Ore

di Federica Micardi

Redditi in crescita e iscritti in frenata. È quanto emerge dal Rapporto annuale sull’Albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, pubblicato dalla Fondazione nazionale di ricerca della categoria e che sarà distribuito agli Stati generali della professione che si svolgono il 4 maggio a Roma, al Centro congressi La nuvola.

Il reddito medio dei commercialisti nelle dichiarazioni 2022 (anno 2021) è pari a 68.073 euro, in crescita del 9,3% rispetto ai 62.282 euro dell’anno precedente. Un balzo in avanti rispetto alla tendenza degli ultimi 15 anni, dove la crescita maggiore – registrata nel 2019 – è stata del 2,6%. Il reddito mediano, che indica la soglia al di sotto del quale si posiziona il 50% degli iscritti, invece, è cresciuto del 10,5% portandosi a 39.249 euro .

Il reddito medio cresce di più al Sud (+12,4%), che al Nord (+8,8%) mentre il centro fa registrare un +8,1%; anche il reddito mediano, cresce al Sud (+14,7%) più che al Centro (+10%) e al Nord (+4,4%).

Le regioni con il reddito medio maggiore sono Trentino Alto Adige (126.004 euro), e Lombardia (104.704 euro). Fanalino di coda la Calabria (30.624 euro). Se, invece si guarda al reddito mediano ai primi posti troviamo ancora il Trentino (79.145 euro), seguito dalla Lombardi (57.285 euro) e dalla Valle d'Aosta (57.244 euro). In ultima posizione, sempre la Calabria con 21.414 euro.

Rispetto al 2008, il reddito professionale netto medio è aumentato del 13,7%, mentre lo stesso reddito espresso in termini reali, cioè al netto dell’inflazione, è diminuito del 10%. Da sottolineare che, nello stesso periodo, il Pil nominale è aumentato del 10,7%, mentre il Pil reale è diminuito del 6,2%

Gli iscritti all’Albo dei dottori commercialisti ed esperti contabili sono 120.281, stabili rispetto al 2021, anno in cui è stata superata la soglia dei 120mila. In calo dell’8,4% (pari a 1.173 unità) i praticanti, passati da 13.954 del 2021 a 12.781 nel 2022. Una contrazione che si era già registrata nel 2019 quando i praticanti erano scesi a 12.406. In controtendenza gli esperti contabili, iscritti nella sezione B dell’Albo, che crescono del 9,5%, e passano da 1.989 a 2.178. In leggero calo (- 0,2%) gli iscritti nella sezione A. Crescita a due cifre (+ 13,6%) per le società tra professionisti, passate da 1.414 a 1.607.

L’andamento della professione non è uniforme a livello territoriale, mentre il Nord tra il 2021 e il 2022 registra una crescita (+ 0,6%), al Sud c'è una contrazione (- 0,6%), più contenuta al Centro (- 0,1%). Gli iscritti sono in aumento in sette regioni, la crescita maggiore in termini percentuali è in Trentino Alto Adige (+ 1,2%) ; in termini assoluti in Lombardia con 163 iscritti in più (su un totale di 20.669). La contrazione maggiore, in termini percentuali, è in Basilicata (- 2,1%), in termini assoluti in Puglia (- 94 unità).

A livello di genere gli iscritti sono il 66,3% maschi e il 33,7% femmine. La regione con la popolazione maschile più elevata è la Campania (73,7%), seguita da Trentino Alto Adige (70,2%) e Valle d’Aosta (70,1%). La componente femminile è più numerosa in Emilia Romagna (42%), Piemonte (41%), e Umbria (40,6%).

Gli iscritti under 40 sono il 17,1%, tra i 41 e i 60 anni il 60,3%, oltre i 60 anni il 20%. Sono dieci le regioni con una percentuale di giovani sopra la media, al primo posto il Trentino Alto Adige dove gli under 40 sono il 26,6% seguita dalla Lombardia (22,1%). Il maggior numero di over 60 si rileva in Liguria (29,4%).

In quindici anni, gli iscritti all’Albo sono aumentati di 12.782 unità, +11,9% sul 2007, quando erano 107.499. Nello stesso periodo, la popolazione italiana è diminuita dello 0,3%, mentre le imprese attive sono diminuite dello 0,9%. È quindi molto cambiato il rapporto tra la popolazione e gli iscritti, passato da 555 a 489, e tra le imprese attive e gli iscritti sceso da 48 a 43.

«Il dato sulla demografia professionale che emerge da questo rapporto – commenta il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio – impone certamente una riflessione, ma esso si inserisce nel ben più drammatico tema demografico generale del nostro Paese. Consapevole di questa situazione, il Consiglio nazionale ha avanzato proposte precise al Governo e alla politica su aggregazioni e specializzazioni».

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